Il Pd di Siena sceglie di non scegliere ed imbocca la strada dell’autocommissariamento fuggendo, di fatto, ogni scelta programmatica e consegnando il partito a decisioni da prendere sull’asse Firenze-Roma. Dopo le dimissioni del segretario provinciale Niccolò Guicciardini sarà con ogni probabilità, come preannunciato proprio da queste colonne, Silvana Micheli a sostituirlo. L’ufficializzazione avverrà con l’assemblea provinciale dei democratici. Ieri, però, il quadro della segreteria è stato tracciato nella direzione provinciale chiamata ad approvare il bilancio previsionale e quello consuntivo che ‘vanterebbe’ un rosso da oltre 500mila euro dovuto, a dover di cronaca, da debiti pregressi. Il quadro della segreteria, però, era già stato tracciato nella scorsa settimana con una riunione tra pochi intimi in via Forlanini a Firenze nella sede Pd alla presenza del segretario regionale Dario Parrini.
La nuova reggenza Micheli servirà a traghettare il partito fino al prossimo congresso del 2017 e accanto all’ex assessore provinciale i democratici senesi caleranno sul tavolo un poker direttorio di garanzia (?) che parte da Firenze per giungere a Roma. Il direttorio dovrebbe essere infatti composto dai due consiglieri regionali Stefano Scaramelli e Simone Bezzini e dai due deputati Luigi Dallai e Susanna Cenni. Con ogni probabilità saranno loro a tirare le fila di un partito ancora troppo minato dalle bombe ad orologeria gettate qua e là dalle tante correnti interne. Alcune aree tematiche più delicate, tra cui bilancio e rapporto con gli enti locali, dovrebbero poi essere assegnate in seconda battuta ad altri rappresentanti dem.
In buona sostanza ogni scelta di direzione ancor più che direzionale è stata rimandata al prossimo congresso che, è bene specificare, non è detto che si tenga nella primavera del 2017 ma potrebbe slittare a fine anno. In entrambi i casi a quella data sarà già partita a piè sospinto la campagna elettorale per le amministrative per il Comune di Siena che, salvo colpi di scena, dovrebbero tenersi a primavera 2018. Con ogni probabilità l’attuale partito di maggioranza potrebbe presentarsi con una situazione d’impasse totale. Una scelta rischiosa e un assist senza precedenti per le attuali opposizioni che, da parte loro, non dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) lasciarsi scappare l’opportunità di un ribaltone.
La non scelta del Pd di Siena di fatto espropria il confronto interno, proprio quello tanto caro ai democratici, riesumando invece una sorta di pax andreottiana alla prima repubblica maniera. Una non scelta che non è una soluzione ma un rimando ed un autocommissariamento. Necessario? Forse; il futuro ci darà risposte ma la sensazione è che dare tempo al tempo significhi consegnare il partito ad un limbo tra ieri e domani, tra decisione e attesa, tra bene e male. Il rischio? Che l’ignavia sia fatale e i democratici senesi si ritrovino nell’antinferno dantesco a scontar la propria pena per contrappasso, inseguendo per l’eternità un elettorato che corre veloce e gira su se stesso, punti e feriti dall’incapacità di scegliere.
«Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa».
Dante Alighieri – Inferno, Canto III