Gli eventi che si succedono in queste settimane su Mps fanno decisamente meno sensazione di pochi mesi fa. Il motivo è che le buone notizie sono sempre meno interessanti delle cattive, e questo è un periodo di relativa tranquillità per il gruppo bancario senese. I motivi li abbiamo spesso discussi su queste pagine.
Anzitutto, si è sciolto l’annoso nodo della partecipazione azionaria di Mps, che fino a poco più di un anno fa era concentrata nelle mani della Fondazione per oltre il 50%, mentre oggi tale quota è al 2.5%. L’ostinazione della Fondazione nel detenere una percentuale così rilevante della banca è stato un gravissimo errore finanziario, pagato a prezzo carissimo (circa 10 miliardi di euro) e che oggi sembra essere stato finalmente sanato. La Fondazione, inoltre, oltre ad aver finalmente avviato una procedura di diversificazione a salvaguardia del patrimonio, mantiene comunque una quota rilevante (il 2.5%) oltre ad aver sottoscritto degli accordi con i due ultimi acquirenti che, con ogni probabilità, le garantiranno un ruolo di controllo non trascurabile sul futuro della banca.
La Banca, dal canto suo, è sollevata dal fatto che la Fondazione (suo principale azionista fino a pochi giorni fa) abbia risolto con successo il suo problema debitorio e può procedere all’aumento di capitale e all’attuazione del nuovo piano industriale. La situazione macroeconomica è la più congeniale possibile ad un aumento di capitale, tant’è vero che l’aumento complessivo è stato portato da 3 a 5 miliardi, e tutti gli investitori guardano con favore alla possibilità di successo dell’aumento stesso: denaro fresco che rimetterà la Banca in condizioni di operare.
Contemporaneamente, una porzione rilevante di sofferenze (1 miliardo circa) sono state “ripulite” e messe a bilancio in vista dei nuovi stress test. Gli azionisti possono anche essere contenti; dissolte le incertezze sull’aumento di capitale e i nodi sul controllo della Fondazione, il titolo viaggia intorno ai 24 centesimi contro ai 18 di pochi mesi fa, anche se la sua volatilità è ancora (comprensibilmente) alta.
Anche se la situazione non si può definire rosea (ma questo è un aspetto congiunturale che riguarda l’intero sistema bancario) essa si presenta quindi in maniera incomparabilmente migliore rispetto a come si prospettava, ad esempio, all’inizio dell’anno, quando il conflitto tra la Fondazione e la Banca era nel pieno e ciò danneggiava entrambi e gli azionisti. Per questo l’assemblea dei soci, a parte qualche aspetto folkloristico, si presenta oggi come una semplice ratifica dell’accaduto; i motivi di conflitto sono tutti venuti meno, e la Banca può procedere verso l’unica direzione possibile, quella dell’aumento di capitale: non resta che sperare nella sua probabilissima riuscita.