Quasi come fosse un segno del destino la Fiorentina affronta domenica prossima allo stadio ‘Azzurri d’Italia’ di Bergamo, l’Atalanta, club per eccellenza in Italia capace di sfornare piccoli-grandi campioni dal proprio florido settore giovanile, nel momento di massimo apice per i ragazzi che sono cresciuti nel vivaio gigliato, e che sono arrivati nelle ultime stagioni in prima squadra.
Gli assi di Sousa: Babacar e Bernardeschi E così se i nerazzurri bergamaschi possono vantare da decenni una tradizione che li ha visti imporre al grande pubblico, calciatori quali Morfeo, Pazzini, Montolivo, Baselli, Zappacosta ed in tempi recenti Grassi, ceduto nell’ultima sessione di mercato invernale per dieci milioni di euro al Napoli, i viola hanno da quest’anno nella rosa guidata da Paulo Sousa due elementi che partiti dalle retrovie del campionato Primavera, si stanno assurgendo agli onori delle cronache: Khouma El Babacar e Federico Bernardeschi. Meglio costruirsi in casa i propri Under 20, che andarseli ad acquistare a peso d’oro altrove, anche perchè gli affari fra Fiorentina ed Atalanta sono stati sempre più rari nell’ultimo lustro, tanto che proprio Grassi sembrava indirizzato sulla strada per Firenze, ed invece poi ha prolungato il suo viaggio dalla Lombardia alla Campania. Ha fallito la politica degli arrivi a peso d’oro dall’est europeo varata da Pantaleo Corvino nei suoi anni da d.s. gigliato, non tanto per gli incassi fatti da certe cessioni, se la società viola non è fallita economicamente, lo è anche per le partenze a peso d’oro dei vari Jovetic, Ljajic e Nastasic, ma perchè per l’arrivo di un presunto campioncino, si abbinavano acquisti flop quali Gulan, Rebic, Hable e Mazuch, desaparecidos nel calcio della serie A.
Venuti: «Dare il massimo per convincere i dirigenti della Fiorentina a riportarci in prima squadra» Parallelamente sono emersi atleti quali Babacar e Bernardeschi, giocatore esploso nell’estate 2015, osservato anche da club quali il Bayern Monaco, ed in predicato di essere convocato pure in Nazionale maggiore dal c.t. Antonio Conte. La politica societaria è cambiata nell’ultimo triennio: dai migliori giovani tenuti in Primavera per vincere quei trofei che servivano a nascondere i fallimenti della prima squadra, ai prestiti in club di serie B e Lega Pro, per far svezzare i calciatori del futuro. E così ad esempio quest’anno Leonardo Capezzi si sta facendo le ossa nel Crotone, con tanto di convocazione saltata nell’amichevole di otto giorni fa a Chiavari con la maglia della Nazionale B-Italia. Chiamata cui invece hanno risposto il duo Luca Fazzi e Gianluca Mancini, partiti a titolo temporaneo rispettivamente per l’Entella ed il Perugia, e che hanno sfidato sul terreno di gioco della cittadina ligure, un altro viola-boy, Lorenzo Venuti, in prestito al Brescia, e convocato in Under 21 con costanza come l’ex compagno nel settore giovanile gigliato, Nicolò Fazzi, passato a gennaio scorso anche lui al Crotone. «Ogni volta che indossi una maglia azzurra, a prescindere da tutto, deve essere un orgoglio portarla ed essere chiamato in Under 21 – ha raccontato Venuti, fiorentino e tifoso viola dalla nascita – A Brescia sta andando bene, qualche difficoltà l’ho trovata, l’importante è non mollare, starci con la testa e quando uno viene chiamato in causa deve dare tutto. L’anno fuori per infortunio al Pescara è stata duro ma mi è servito. La differenza fra campionato Primavera e torneo professionistico è abissale perchè ad esempio in serie B ci sono dei colpi fatti con la malizia che una sfida di settore giovanile non ti aspetteresti». Proprio a Chiavari una settimana fa a seguire i vari giovani in prestito dalla Fiorentina, e che indossano la maglia azzurra, c’era il direttore tecnico gigliato, Valentino Angeloni. «Questa è una cosa molto importante perchè osservare dal vivo i propri ragazzi significa tenerci e puntare su di loro – ha aggiunto Venuti – Noi dobbiamo essere solo fieri di questo e dare il massimo per convincere i dirigenti della Fiorentina a riportarci un giorno in prima squadra. Bernardeschi? Penso che di lui non ci sia niente da dire. Tutto quello che si è conquistato, se lo è meritato, e lo ha raggiunto con le sue mani, anzi in questo caso con i suoi piedi. E’ un punto di riferimento per tutti quei ragazzi che come me arrivano dal settore giovanile, ed aspirano ad arrivare in prima squadra».