La manovra Monti colpisce anche gli agricoltori. Non è una sorpresa, certo, ma fra i lavoratori autonomi, commercianti e artigiani, che vedranno salire dello 0,3% (dal 2012 progressivamente fino al 2018) ci sono anche i lavoratori agricoli. La manovra parla di “revisione contributiva” e stabilisce che dal 1° gennaio 2012 le aliquote contributive di finanziamento e di computo dei lavoratori coltivatori diretti, mezzadri e coloni iscritti alla relativa gestione autonoma dell’Inps, sono rideterminate su una base di 0,3% per tutti (vedi tabella Italia Oggi). Si va dal 20,3% del 2011 al 20,6 del 2012, fino al 22% del 2018. Le Aliquote contributive di finanziamento cambiano dalle zone cosiddette “normali” alle “zone svantaggiate” e per i maggiori o minori di 21 anni. Per la zona normale si va da un 20,3% (2011) al 22% (2018) per i maggiori di 21 anni; e dal 17,80% (2011) al 22% (2018) per i minori. Mentre per la zona svantaggiata si va dal 17,30% (2011) al 20% (2018) per i maggiori e dal 12,80% (’11) al 20% (’18) per i minori (fonte Italia Oggi).
 
Mondo agricolo chiede equità «Ancora una volta il mondo agricolo farà la sua parte compartecipando al risanamento del Paese  sacrifici che dovranno essere utili per rimettere in sesto i nostri conti ma rimarchiamo che occorre ad ogni livello più rigore, serietà, trasparenza e coerenza nell’amministrazione e gestione delle cose pubbliche». Lo sottolinea Giordano Pascucci, presidente Cia Toscana commentando i provvedimenti varati dal governo Monti.«Ci vuole un senso di responsabilità che richiama e sollecita una maggiore equità dei provvedimenti da adottare – aggiunge Pascucci -, per questo rimarchiamo che qualche correzione alla manovra è necessaria affinché la ripartizione dei sacrifici sia più equa e sostenibile per tutti. Dopo l’emergenza bisogna pensare alla crescita e sviluppo dell’economia per questo sollecitiamo interventi incisivi ed efficaci per tutti i settori produttivi a partire dall’agricoltura adottando una nuova politica agraria, mettendo in atto interventi per il rilancio e lo sviluppo dell’agricoltura, per rafforzare la competitività sia delle nostre produzioni che delle imprese agricole sul mercato interno ed internazionale. Assumere lo sviluppo dell’agricoltura come strategia prioritaria è una sfida che può contribuire effettivamente alla crescita , allo sviluppo ed al rilancio dell’intero Paese».

Aumento dei costi di produzione Perplessità – aggiunge la Cia Toscana – su alcune misure che vanno ad aggravare ulteriormente l’operatività delle imprese, senza che vi siano politiche orientate alla ripresa dello sviluppo. Per questa ragione auspichiamo che nel confronto parlamentare vengano apportati i necessari correttivi che consentano agli imprenditori agricoli meno gravami e un vero impulso alla ripresa. «La manovra del governo – prosegue Pascucci – rende più onerosa l’attività degli agricoltori sia come imprenditori che come semplici cittadini. L’inasprimento delle misure fiscali, tributarie, contributive e previdenziali andrà a pesare in maniera grave su una situazione già alquanto complessa che vede migliaia di imprese agricole con l’affanno. Sarebbe, quindi, opportuno controbilanciare questi interventi rigorosi con provvedimenti, anche a costo zero, per garantire gli indispensabili margini allo sviluppo. Con questa manovra aumenteranno sensibilmente i costi di produzione che per esempio nel 2011 sono aumentati di quasi l’8% (rispetto all’anno precedente) e contribuiranno in modo determinante ad un reddito negativo per gli agricoltori. Con questi interventi compensativi bisogna abbattere i costi di produzione e ridare competitività alle imprese».
 
Accise carburanti, altra batosta per l’agricoltura «Il nuovo aumento delle accise sui carburanti, che il governo Monti vuole rendere esecutivo con l’entrata in vigore della manovra – sottolinea il presidente Cia Pascucci -, rischia di dare il colpo di grazia ai consumi, perché determinerà un rialzo immediato e generalizzato dei prezzi finali dei beni trasportati su gomma». A partire dal 90 per cento dei prodotti alimentari, che per arrivare dal campo alla tavola “macinano” centinaia di chilometri. Ma questi continui aumenti dei carburanti stanno anche stravolgendo la “spesa-tipo” degli italiani. Fino a un anno fa – ricorda la Cia Toscana – la quota per generi alimentari e bevande rappresentava un quarto della spesa complessiva delle famiglie. Da inizio anno, invece, questa quota sta andando pian piano riducendosi: colpa dei ricorrenti “ritocchi” a benzina, gasolio e diesel che costringono i consumatori a togliere soldi a beni essenziali come pane, pasta e carne e destinarli invece ad altri capitoli di spesa.
 
Come cambia la spesa delle famiglie La conseguenza è che già oggi il budget che ogni famiglia destina a cibo e bevande è sceso a 467 euro al mese – osserva la Cia Toscana – superato in volata da quello per carburanti, trasporti ed energia elettrica, che è salito a 470 euro mensili. Nuovi rialzi non potranno che ampliare questa forbice, a discapito dei consumi alimentari già fermi al palo da oltre un anno. «Non solo per le famiglie – conclude Pascucci – anche per gli agricoltori si tratta di una nuova stangata e di un colpo durissimo. Il gasolio, infatti, è “re” nel settore: non solo è necessario per il riscaldamento delle serre, ma per l’alimentazione dei mezzi meccanici come i trattori». In più si fa indispensabile nei lunghi mesi in cui si avvicendano operazioni di semina, concimazione, diserbo, irrigazione, trinciatura e raccolta. Solo a ottobre (ultimo dato disponibile), i rincari dei carburanti hanno fatto salire del 7,6 per cento annuo i costi di produzione degli agricoltori.