275 disoccupati politico-amministrativi in Toscana dopo il taglio delle Province previsto nella Manovra  “Salva Italia”. Entro il 30 novembre del 2012 le 10 Province toscane dovranno “rinunciare” ad un totale di 91 assessori e 184 consiglieri secondo quanto stabilito dal provvedimento Monti, accolto peraltro da un applauso alla Camera durante la presentazione di questo pomeriggio.
 
Il provvedimento in sintesi Agli enti provinciali saranno riservati solo le funzioni “di indirizzo politico e di coordinamento delle attività dei Comuni nelle materie e nei limiti indicati con legge statale o regionale”. Il consiglio sarà composto da un massimo di 10 rappresentanti eletti e gli incarichi di Giunta decadranno. Rimane in carica il Presidente.
 
I dati per ogni singola Provincia Qui di seguito i tagli agli amministratori della Toscana divisi per Provincia: Firenze, 12 assessori e 30 consiglieri; Arezzo, 7 assessori e 23 consiglieri; Grosseto, 8 assessori e 15 consiglieri; Livorno, 10 assessori e 24 consiglieri; Lucca, 13 assessori e 15 consiglieri; Massa Carrara, 8 assessori e 15 consiglieri; Pisa, 10 assessori e 20 consiglieri; Pistoia, 8 assessori e 14 consiglieri; Prato, 7 assessori e 14 consiglieri; Siena, 8 assessori e 14 consiglieri.
 
Inevitabile la levata di scudi ''Così si cancella la politica e si lascia la burocrazia''. E' questo il primo commento di Andrea Pieroni, presidente della Provincia di Pisa e di Upi Toscana. ''In una situazione economica del Paese in cui siamo tutti chiamati a sostenere dei sacrifici – afferma Pieroni in una nota – le Province non si tirano indietro nel dare il proprio apporto al risanamento delle finanze pubbliche, ma nutrono profondi dubbi sulla scelta del governo di non mettere in cantiere un lavoro riformatore degli assetti istituzionali e di scegliere di colpire esclusivamente le Province''. Per questo, sottolinea, ''non comprendo la decisione di lasciare le strutture burocratiche e di rimuovere la guida politica: è un'abolizione di fatto delle Province che contiene margini di incostituzionalità e produrrebbe appena 150 milioni di euro di risparmi'. 'Senza una riforma istituzionale complessiva – conclude Pieroni – i vantaggi per i cittadini saranno irrisori. Restano gli apparati, ma sparisce la rappresentanza democratica: è questo il risultato che si voleva ottenere?''.
 
I punti interrogativi Innanzi tutto resta difficile quantificare precisamente quanto questa manovra possa tagliare le spese alla voce costi della politica se si tiene conto dei “gettoni di presenza” percepiti da ogni singolo consigliere durante le diverse sedute e, soprattutto, se si va ad analizzare gli stipendi ricevuti dagli assessori che variano da caso a caso. Questo non vuol dire che, nella sola Toscana, l’abbattimento dei costi politici provinciali sarebbe significativo. Non si può però non prendere in analisi il rapporto con i benefici amministrativi o con gli ostacoli burocratici che ne conseguono. Altro aspetto su cui vige un grosso punto interrogativo riguarda la scelta dei consiglieri. Quali sarebbero i criteri del mantenimento delle poltrone in seduta consiliare? Criteri proporzionali sulla base delle ultime elezioni? E, se si, che fine farebbero tutte le forze politiche rappresentate da un solo consigliere? Il rischio, forse, non è quello che a subire i tagli maggiori in termini di rappresentanza eletta siano proprio le forze di maggioranza? Capitolo a parte, infine, tutto il personale amministrativo eccedente delle Province che, secondo quanto previsto dalla manovra, dovrebbe essere riassorbito da Regione e Comuni. Su di loro aleggia la più grande ombra di incertezza così come per tutti quei servizi erogati al cittadino dalle amministrazioni provinciali…seppur, spesso, a costi esorbitanti o tramite carrozzoni politici. 

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