L’incidenza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv in Toscana presenta un andamento stabile dal 2009, tuttavia nel 2017 si è verificato il valore più basso dell’intero periodo: 265 nuove diagnosi, con un tasso di notifica di 7,1 per 100.000 residenti. Sono i numeri resi noti alla vigilia della Giornata per la lotta contro l’Aids che si celebra in tutto il mondo l’1 dicembre.
35mln di persone morte nel mondo Da quando l’epidemia è partita, negli anni Ottanta, sono morte nel mondo 35 milioni di persone. E ogni anno risulta confermata la bassa percezione del rischio di trasmissione del virus, soprattutto tra gli eterosessuali, che arrivano tardi ad eseguire il test Hiv. Sono quindi sempre necessarie politiche di sensibilizzazione per diffondere informazioni corrette e fare azione di prevenzione. «Per fortuna in Toscana i dati su Aids e Hiv sono in calo – dice l’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi -, ma, come anche negli anni scorsi, la scarsa consapevolezza della possibilità di contagio da parte della popolazione porta alla diffusione, anche inconsapevole, dell’infezione, e a un ritardo nell’accesso alle cure. Quindi non dobbiamo mai abbassare la guardia, e proseguire con le iniziative di sensibilizzazione e prevenzione, rivolte soprattutto ai ragazzi, ma anche agli adulti».
Hiv in Toscana Il dato toscano è più alto di quello nazionale: in Italia nel 2017 le nuove diagnosi di infezione da Hiv sono state 3.443, pari a 5,7 nuovi casi per 100.00 residenti. La Toscana, dunque, continua ad avere un tasso di incidenza maggiore rispetto a quello nazionale, e si colloca al terzo posto tra le regioni, preceduta da Lazio (8,5 per 100.000) e Marche (7,2 per 100.000). L’età media è di 41 anni per i maschi e di 37 anni per le femmine. Sono in aumento i pazienti che scoprono la sieropositività dopo i 50 anni. L’età minima è di 17 anni. I casi pediatrici, che presentano quasi tutti modalità di trasmissione verticale tra madre e figlio, sono divenuti eventi rari, grazie alla terapia antiretrovirale somministrata alla madre sieropositiva e all’introduzione del test per Hiv tra gli esami previsti nel libretto di gravidanza. Nell’intero periodo di sorveglianza (2009-2017) i casi pediatrici sono stati 8. Nessun caso è stato segnalato negli ultimi 2 anni. Gli stranieri, che costituiscono nel triennio 2015-2017 il 32,1% delle nuove diagnosi di Hiv, hanno un’incidenza quasi quattro volte superiore a quella degli italiani e un andamento nuovamente in aumento. Le nazionalità straniere più frequenti sono Brasile, Nigeria e Romania per i maschi; Nigeria e Romania per le femmine.
Rapporti sessuali non protetti la principale causa di contagio La maggioranza delle infezioni da Hiv è attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituiscono l’86,1% di tutte le segnalazioni, a sottolineare l’abbassamento del livello di guardia e la bassa percezione del rischio nella popolazione, soprattutto eterosessuale. Le persone che si sono infettate a causa dell’uso di droghe iniettive sono invece intorno al 5%. La modalità di trasmissione eterosessuale è quella più frequente per gli ultra cinquantenni. Una quota importante di pazienti si presenta tardi alla prima diagnosi di sieropositività, evidenziando già un quadro immunologico compromesso. Un caso di Hiv su 5 è già in Aids conclamato al momento della diagnosi di sieropositività. Le persone che scoprono di essere Hiv positive in ritardo sono più frequentemente maschi, stranieri, hanno un’età più avanzata e hanno contratto l’infezione prevalentemente attraverso contatti eterosessuali.
Ci si ammala di Aids in età sempre più avanzata Per quanto riguarda i casi di Aids conclamato, in Toscana, dall’inizio dell’epidemia al 31 dicembre 2017, sono stati notificati 4.828 nuovi casi di Aids. I casi pediatrici risultavano 55: 52 casi registrati prima del 2001, 1 nel 2011, 1 nel 2012 e un caso nel 2015. Nessun caso pediatrico è stato registrato negli ultimi 2 anni. Ci si ammala di Aids in età sempre più avanzata: l’età mediana alla diagnosi presenta, nel corso degli anni, un aumento progressivo sia per i maschi che per le femmine sino a raggiungere 48 anni nei primi e 47 nelle seconde, e mantenendosi sempre più elevata per i maschi. Da sottolineare l’abbassamento del livello di guardia nella popolazione generale: gli eterosessuali non si ritengono soggetti “a rischio” e invece rappresentano la categoria che più ha bisogno di informazione. Molti dei nuovi sieropositivi, che hanno contratto il virus attraverso rapporti sessuali non protetti, non sanno di esserlo e continuano a diffondere la malattia senza avere coscienza del rischio.