SIENA – ‘La madre’, uno dei recenti successi teatrali, arriva venerdì 17 gennaio ai Rinnovati. Marcello Cotugno porta sul palco dei Teatri di Siena, Sipario Rosso, l’opera del drammaturgo e sceneggiatore francese Premio Oscar Florian Zeller.

La protagonista, Anna, interpretata con grande sensibilità da Lunetta Savino, vive come un vero tradimento la partenza del figlio, ormai adulto, che coincide anche con il deterioramento del rapporto con il marito.

«Zeller – spiega il regista Cotugno – indaga con estrema acutezza il tema dell’amore materno e le possibili derive patologiche a cui può condurre. Il tono da black comedy iniziale lascia scappare più di un sorriso, per le situazioni descritte e il meccanismo delle ripetizioni che Zeller instaura nel testo. La trama si trasforma lentamente in un dramma spietato che non sembra essere né un sogno, né la banale realtà del presente, ma una vertigine ipnotica e crudele dalla quale risvegliarsi è impossibile».

Il mondo di Anna è un luogo in cui lei non si riconosce più, isolata da una famiglia che sembra rifiutarla. La madre cade nella disperazione, ossessionata da una sorta di ‘multiverso della mente’, in cui le realtà si sdoppiano, creando un’illusione di autenticità costante in tutti i piani narrativi.

Nel cast con Lunetta Savino, Andrea Renzi, Niccolò Ferrero, Chiarastella Sorrentino. «Nella società liquida e levigata di Zygmunt Baumann e Byung Chul Han – continua il regista – il senso di colpa non basta più a tenere vicini i figli. Nel dolore del lasciarli andare, per una madre, c’è tutta l’accettazione della vita nel suo divenire, c’è del lasciar andare una parte di sé per rinascere nel distacco».

Ma dai ricordi di Anna si può immaginare un risveglio? Abdicare ai sogni, alle speranze e ai desideri unicamente per dedicarsi al proprio unico figlio maschio su cui riversare frustrazioni, rimorsi e ideali d’amore non è forse un cammino che inclina pericolosamente verso la disperazione?

Anna regola questo gioco psicologico, tesse la tela di una donna disperata, di un dolore da lei stesso costruito privandosi la possibilità di vedere oltre il suo essere madre.

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