Nessuna sorpresa: le acciaierie Lucchini di Piombino vanno alla Cevital. Il commissario straordinario Piero Nardi e il comitato di sorveglianza riuniti questa mattina hanno sciolto la riserva e hanno scelto la proposta del gruppo algerino, scartato invece quella degli indiani Jindal. Ora manca solo la firma del ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, dopodiché si potrà procedere con l’ultima fase della vertenza: quella che porterà il polo siderurgico toscano nelle mani di Cevital.
400 milioni per rilanciare la Lucchini A giocare in favore degli algerini è la sostanziale differenza rispetto alla proposta dei concorrenti asiatici. Cevital infatti, con un investimento da 400 milioni, prevede l’acquisizione dei tre laminatoi più la realizzazione di un quarto, la costruzione di due forni elettrici (il primo entro 18 mesi, il secondo nel giro di due anni), indispensabili per riprendere la produzione a ciclo integrale dell’acciaio (dalla materia prima al prodotto) e per riassorbire, come promesso, i duemila operai tra fabbrica e indotto, oggi costretti alla cassa integrazione. Non solo: nel piano industriale c’è anche la proposta di bonificare un’area industriale per poi realizzarci un impianto agroalimentare, settore in cui la società è leader in Algeria e in altre parti del mondo. Al contrario, l’investimento Jindal si fermava a 100 milioni con il riassorbimento di 750 operai, grazie all’acquisizione dei soli laminatoi. Agli indiani insomma non è bastata l’esperienza a livello mondiale nel campo siderurgico né l’appoggio degli imprenditori del nord est italiano guidati da Antonio Gozzi, accorsi in aiuto spaventati dai due milioni di tonnellate all’anno promesse dagli algerini.