Un momento del sit-in dell'Associazione vittime del decreto salva-banche davanti alla Procura di Arezzo, 3 novembre 2016. ANSA/ BARBARA PERISSI
Un momento del sit-in dell'Associazione vittime del decreto salva-banche davanti alla Procura di Arezzo, 3 novembre 2016. ANSA/ BARBARA PERISSI
Un momento del sit-in dell’Associazione vittime del decreto salva-banche davanti alla Procura di Arezzo. Foto Ansa

Due nuovi esposti presentati questa mattina al procuratore della Repubblica di Arezzo Roberto Rossi sul caso di Banca Etruria. Ad inoltrarli l’associazione Vittime Salva-Banche che, per l’occasione, ha organizzato un sit-in con cartelli e slogan sotto il palazzo di Giustizia.

Nuovi esposti su Banca Etruria I nuovi esposti puntano l’attenzione sulle modalità della vendita delle obbligazioni subordinate e sui crediti deteriorati. Il Procuratore della Repubblica di Arezzo, Roberto Rossi, ha ricevuto una piccola delegazione guidata dalla presidente dell’associazione Letizia Giorgianni, da Alvise Aguti, consulente tecnico, e Vincenzo Lacroce, presidente dell’associazione “Amici di Banca Etruria”.

L’incontro in Procura Roberto Rossi ha ascoltato le istanze dei risparmiatori, assicurando l’impegno della procura già impegnata in cinque filoni di inchiesta tra cui due già arrivati a processo. Per il primo, ostacolo alla vigilanza, il procuratore ha già chiesto condanne che vanno dai due anni e 8 mesi ai due anni per l’ex presidente Giuseppe Fornasari, l’ex dg Luca Bronchi e il dirigente Davide Canestri.

Gli esposti presentati dalle Vittime del Salva-Banche «L’associazione Vittime del Salva-Banche e l’associazione Amici di Banca Etruria hanno evidenziato delle anomalie legate alle emissioni delle obbligazioni subordinate del 2013 – si legge in una nota diffusa alla stampa -. Nel 2013 infatti il cda della vecchia Banca Etruria decide di emettere e collocare in maniera granulare presso i propri correntisti un importo di obbligazioni subordinate pari a 110 milioni; cifra anomala per una banca di piccole dimensioni. La prima anomalia è che i tassi di interesse nel collocamento delle due obbligazioni subordinate non sono assolutamente commisurati al rischio. Il rendimento di tali obbligazioni subordinate era infatti addirittura inferiore a quello di un titolo di Stato di conseguenza è mancata la percezione del rischio da parte dei risparmiatori. L’altra evidente anomalia – prosegue il comunicato – riguarda la valorizzazione di queste due emissioni nel bilancio della stessa banca. Nello specifico la subordinata con scadenza 2018 a fronte di un valore a bilancio pari al 85% del nominale e la subordinata con la scadenza 2023 con un valore a bilancio pari a 77% del nominale, venivano vendute e rendicontate trimestralmente ai risparmiatori al valore del 100% o anche leggermente superiore. In sostanza appare evidente la volontà di vendere quanto più, in maniera capillare, prodotti estremamente rischioso facendoli passare per investimenti sicuri. Questo – concludono le Vittime del Salva-Banche -, vista la pessima situazione economica dell’Istituto, era l’unico modo di collocare tali obbligazioni e mantenere così il controllo della banca, senza essere commissariati per deficit di capitale di vigilanza».