Immagini simbolo di una pandemia. Dal volto segnato dell’infermiera Alice Bonari, tornata alla ribalta con il Festival di Sanremo a quella di Papa Bergoglio che attraversa in solitaria una deserta Piazza San Pietro per pregare per la fine della pandemia. Immagini a cui un anno dopo se ne unisce un’altra che ha il sapore della fatica, ma anche della preghiera, «per favore, state attenti».
E’ quella che un anestesista rianimatore del policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena, Salvatore Quarta, ha inviato al quotidiano La Repubblica. Una mano fotografata a fine turno, dopo 12 ore di lavoro, secca, sfinita da tre paia di guanti, gel sanificante e talco. Sembrerebbe la mano di un anziano, Quarta ha in realtà 48 anni.
«Questa è stata la desolante visione delle mani improvvisamente invecchiate di 30-40 anni, con annessa perdita di sensibilità legata probabilmente ad una sorta di lessatura dello strato superficiale della cute» scrive Quarta che spiega così la necessità di far vedere a tutti lo stato delle sue mani: «Ci siamo abituati a vedere i volti degli operatori, o meglio i loro occhi stanchi, la postura affaticata di persone bardate dalle protezioni sanitarie, piegate da ore di lavoro. Le mani non si vedono, eppure sono questi i nostri strumenti primari di lavoro».
«Deluso dalla leggerezza con cui si comportano le persone»
Una foto che vuole essere un monito per tutti soprattutto in questa fase in cui il virus sembra aver rialzato la testa, anche se forse siamo stati proprio noi a permetterglielo: «Mi sono prestato sempre con molto entusiasmo perché amo il mio lavoro – racconta Quarta a Repubblica – ma non riesco a nascondere la mia delusione quando esco dall’ospedale e vedo la leggerezza con cui le persone si comportano. Credo che con qualche attenzione in più da parte di tutti almeno la terza ondata si sarebbe potuta evitare».