Glasgow, circa 600 mila abitanti nelle Lowlands occidentali della Scozia, fu la prima città – e forse la migliore in assoluto – a cogliere l’opportunità di essere stata scelta come Capitale europea della cultura (nel 1990) per diventare una destinazione turistica internazionale.
Mi fa piacere vedere che 28 anni dopo non hanno mollato la presa. L’occasione, stavolta, sono i campionati europei di nuoto e di ciclismo, durante i quali, con frequenza costante e forse superiore a quella di ogni altro sponsor privato, compare il logo color magenta con la scritta “People make Glasgow”. E naturalmente al logo ed allo slogan corrisponde anche un bel sito internet , che è la guida ufficiale per la visita alla città.
Semplice, lineare, normale. Potrei aggiungere anche ovvio, se non fosse che in Italia non lo sappiamo fare. E sarebbe invece utile imparare velocemente anche questa lezione n. 2 che ci arriva da Glasgow. Prima di tutto, sono pochissime le città italiane che hanno un logo ed uno slogan da promuovere sui canali televisivi internazionali (mi vengono in mente solo il recentissimo Destination Florence e Bologna Welcome). In secondo luogo, perché – se anche ce l’avessero – si guarderebbero bene dal promuoverlo al pari di una marca di smartphone o di automobili. Un po’ perché nessuno ci penserebbe. Un po’ perché qualche intellettuale di complemento dell’amministrazione comunale (ce ne sono sempre due o tre) lo troverebbe “volgare” e “commerciale”. Un po’ perché nessuno troverebbe intelligente spendere soldi per promuovere una destinazione turistica. In questo ammiro il pragmatismo degli anglosassoni che si fanno pochi problemi di carattere mentale e puntano al sodo, ovvero portare turisti nelle proprie città, magari – come in questo caso – con un messaggio di qualità ed universale.
Nel 2019, come noto, le due capitali europee della cultura saranno Matera (Italia) e Plovdiv (Bulgaria). La nostra città ha scelto come logo “Matera 2019. Open Future”, che come slogan ha sicuramente il merito di poter essere utilizzato anche negli anni successivi.
Spero – di cuore – che non lo tengano nascosto solo nel sito internet.