SIENA La partita è aperta. L’Ops lanciata dalla Banca Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca non è affatto da dare per persa. Per quanto sia un flebile segnale, il fatto che in una giornata nera per le borse di tutta Europa, spaventate dai dazi di Trump, il titolo Mps abbia incassato una lieve crescita, al contrario di quello di piazzetta Cuccia, significa che il mercato non sta reagendo in modo scompostamente negativo di fronte all’operazione ipotizzata dal ceo Luigi Lovaglio.
Il bilancio in questa prima fase di avvio non è liquidatorio, come dichiara sbrigativamente Philppe Bonnet dall’ottica di Generali, che è obiettivo non secondario del gioco a scatole cinesi in corso. Il bilancio finora è così sintetizzabile: il management di Mediobanca ha respinto l’offerta pubblica di scambio annunciata dalla gotica Rocca Salimbeni bollandola come “ostile”.
Che l’ops di Mps non avesse da subito un’accoglienza entusiasta era scontato. La Commissione europea non ha posto, però, particolari vincoli; ed è stato reso noto il parere del Comitato parti correlate della banca toscana che concede una piena autonomia dei vertici della banca stessa nello strutturare l’operazione. Le società di rating hanno espresso nuove valutazioni delle due società quotate sulla base dei fondamentali tecnici e delle possibili evoluzioni congiunte. Sono state approfondite analisi a supporto dell’ops basate sulle principali fonti di ricavo di Mediobanca, così come valutazioni critiche che mettono in risalto l’esigenza che il Monte assicuri maggiori premi a chi vuol partecipare.
Si discute animatamente su quali siano gli spazi per controfferte di soggetti terzi. I toni del confronto appaiono sempre meno quelli eccessivi di tifosi: eccitati, da una parte, per le prospettive di una mirabolante scalata del salotto buono della finanza italiana e quelli, sul fronte opposto, indignati per l’indeterminatezza dell’iniziativa.
Occorre soffermarsi su tre questioni essenziali.
Prima: nell’inevitabile polemica politica sono fioccate le accuse di sovranismo. Il governo punterebbe a costituire una banca nazionale e autarchica, allergica a intrusioni globali e in grado di ridurre il dominio dell’élite tradizionale: Certo: non sono da ignorare le valenze di ordine politico e le implicazioni che possono insorgere derivare nei rapporti di forza fra soggetti economici di rilievo per il Paese. Ed è auspicabile che la riuscita o meno della difficile operazione dipenda dalle reazione dei mercati e dalle capacità del management delle due società di trovare le chiavi di azioni giuste e non dai desiderata di qualche segreteria di partito. Insomma l’assicurazione, ripetuta dal presidente del Consiglio, che mire di partito stiano alla larga non dovrebbe essere un velo propagandistico.
Seconda: Mps ha la necessità di conquistare un apporto più rilevante dei grandi Fondi internazionali, perché dipenderà in buona misura dalle loro volontà l’esito finale della partita. Poste Italiane, poi, è obbligata a essere spettatrice nel turbine che si è levato? E Unicredit con il suo 4,1% ambisce ad indossare le vesti di un arbitro garante del mantenimento degli equilibri attuali?
Infine il tema, molto concreto, di dar vita ad un solido Terzo Polo, la cui efficacia si misurerà anche dall’articolazione geografica che eventuale assumerà. Verrebbe voglia di parlare di una diramazione multipolare. Non è un ostacolo che le due banche coinvolte abbiano tratti identitari differenti. Tra una banca d’affari e una banca principalmente tesa al retail, al commercio. si può sprigionare complementarità e potranno pure sopravvivere marchi che evocano storie peculiari non affini, ma oggi convergenti.
L’innovazione tecnologica provoca accelerazioni e favorisce soluzioni nelle quali le eredità del passato e uno impenetrabile accentramento non hanno più senso. Di qui a non molto, viste le scadenze in agenda, i sistemi finanziari europei sono spinti verso quell’Unione che non si limiti a controllare e prescrivere ma si esprima secondo una logica condivisa. La Toscana avrebbe tutto da guadagnare se un resuscitato Mps fosse forza traente in questo benedetto terzo polo con autorità e incisività nella “guerra per banche” che si è scatenata.
pubblicato su “Corriere Fiorentino”, 4 febbraio 2025