Al momento non è in campo l’ipotesi di affidare l’intera gestione del sistema idrico toscano ad Acea, partecipata al 51 per cento dal Comune di Roma, già presente in alcune aziende della regione. Lo ha detto Marco Filippeschi, sindaco di Pisa, nella conferenza stampa di illustrazione delle motivazioni per il premio nazionale «Top utility» a Acque spa, gestore idrico del Basso Valdarno. Se per Acea non ci sono novità («L’intera gestione del servizio idrico toscano ad Acea? Questa ipotesi per ora non c’è», ha detto Filippeschi), la prospettiva di una semplificazione del quadro è comunque più che mai attuale. «C’è la prospettiva – ha detto il sindaco di Pisa – di una concentrazione toscana delle aziende, guardando poi a dimensioni ulteriori. Il ruolo della parte pubblica rimane comunque strategico, a garanzia che la risorsa acqua sia trattata come bene comune». Una direzione strategica riassunta ancora più nettamente dall’assessore regionale Vittorio Bugli: «Nel sistema dei servizi ci vorrebbe meno frammentazione. La direzione in cui andare è quella di un’unica industria almeno regionale, visto che ad oggi si parla di multiutility sovraregionali».
Il quadro toscano La fotografia di oggi è di sette spa a capitale misto che in Toscana gestiscono la risorsa idrica: Acque; Acquedotto del Fiora, Asa, Gaia, Geal, Nuove Acque, Publiacqua. In quattro di queste (Acque, Acquedotto del Fiora, Geal, Publiacqua) operanti a Firenze, Pisa, Siena, Livorno e Lucca, Acea ha una presenza strategica nel capitale. E da tempo gira l’ipotesi di un tentativo di ingresso in grande stile nel controllo della risorsa idrica in Toscana e in Umbria. Ipotesi che al momento Filippeschi sembra rinviare. Anche se il suo «per ora», sul no alla prospettiva, e le parole dell’assessore Bugli sulla necessità di un’unica azienda regionale, non sgombrano del tutto il campo dall’ipotesi.