Sono stato per alcuni anni nel Partito Democratico senese e posso dire – senza violare nessun vincolo di riservatezza – che alla “discontinuità” sostenuta da Franco Ceccuzzi rispetto agli anni della rovina di Monte dei Paschi e Fondazione non ci ha mai creduto nessuno, nemmeno quei dirigenti e militanti che erano costretti a farlo per convenienza e carriera. Ma siccome la “continuità” con il passato funziona così bene da aver spento in poche ore ogni velleità di cambiamento del sindaco Bruno Valentini e da aver ridotto alla volontaria inutilità Siena Cambia (o come si chiama adesso), non si capisce perché il Pd dovrebbe cambiare linea proprio adesso.
Nessuno è riuscito a costruire un sistema differente a cui rivolgersi L’impressione emersa, anche dalla vicenda sulla cosiddetta commissione d’inchiesta del consiglio regionale su Monte dei Paschi, è che siccome le tre opposizioni cittadine (centrodestra, Movimento Cinque Stelle, sinistra) non sono ancora riuscite a costruire un siluro che faccia colare a picco il vascello democratico, dovrebbero essere i tanti capitani della nave a dare l’ordine di autoaffondamento. E mi sembra veramente non realistico. Se nonostante tutti sappiamo come sono andate le cose – una verità politica e storica evidente, ma che come da scellerata tradizione italiana non si trasformerà mai in condanne penali, se non marginali – non c’è stata l’ondata di indignazione popolare che avrebbe dovuto spazzare via il Pd, il motivo è che nessuno è riuscito a costruire, o anche a far solo intravedere, un sistema differente a cui rivolgersi. Un sistema che abbia logiche differenti e che sia in grado di dare risposte concrete non solo sul piano delle opinioni, ma anche su quello degli interessi concreti, che sono poi quelli che spostano i voti. L’unico tentativo serio l’ha fatto Eugenio Neri, ma si è trovato da solo. E dopo di lui nessuno ha voluto correre lo stesso rischio.
Squadra che vince non si cambia Fino a quando il vecchio sistema continua a funzionare, o almeno a sopravvivere, non può essere certo il Pd ad interrompere una continuità che, molto probabilmente, permetterà al centrosinistra di vincere anche le prossime elezioni. E pazienza – è un male minore se questa continuità ti costringe poi a scegliere Alessandro Fabbrini come nuovo presidente di Sienambiente, pur avendo già sulle sue spalle fin troppe cariche: evidentemente lui e solo lui è in questo momento l’indispensabile punto di equilibrio (e di immobilismo) del sistema.
dal numero di settembre di #Siena