immigrati«Sono 150 i comuni toscani che non hanno  ancora accolto un immigrato. Bisogna richiamarli alle loro  responsabilità e radicare un modello di accoglienza diffusa, di piccoli gruppi in piccole strutture come abbiamo fatto nel 2011 con quanti arrivavano dalla Tunisia e dalla  Libia. Su questo percorso ci aspettiamo più sostegno e aiuti dallo Stato». Così il governatore della Toscana Enrico Rossi parlando 48 ore dopo la giornata mondiale del rifugiato che lo ha visto protagonista a Palazzo Vecchio insieme al Presidente della Camera Laura Boldrini di un incontro per parlare dell’emergenza immigrazione che sta attraversando in particolare negli ultimi mesi l’Italia.

Rossi: «Impegnamoci a difendere il valore “umanità”» «Non è vero che gli altri Paesi non hanno immigrati – ha aggiunto il presidente della Toscana – non è vero che la Germania non ha immigrati. Queste sono  bugie che vengono raccontate da chi usa per questo i mezzi di comunicazione. E noi le dobbiamo smentire, dobbiamo dire che sono  bugie. E poi siamo davvero sicuri che non abbiamo anche noi bisogno di loro, delle energie di quanti arrivano qui per una prospettiva di vita dignitosa? Ricordiamoci del nostro vissuto, dei nostri valori. Guai a regredire, guai a lasciare spazio a culture che sono lontane dalla nostra Costituzione. Impegniamoci a difendere il valore “umanità”». Ma il discorso del governatore della Toscana è stato da lui stesso approfondito. «Non si può non partire dall’art.10 della  nostra Costituzione, quello che prevede tra i principi fondamentali  che “lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione  italiana, ha il diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. Questo significa  riconoscere l’obbligo di accoglienza per chi fugge da situazioni di guerra, ma anche di fame e di condizioni di vita non dignitose. Da noi ci vogliono due anni e in Germania due mesi.  Perché? Con la  legge Turco-Napolitano nel 2011 si erano risolti un po’ di problemi,  con il riconoscimento del diritto di asilo per ragioni umanitarie,  caritatevoli e di ricongiungimento. Dovremmo rifarlo, sarebbe un atto  di coraggio e comunque è previsto dal trattato di Dublino».

Nardella: «Non confondiamo l’accoglienza con l’illegalità» «La Toscana è una terra di accoglienza – ha concluso Enrico Rossi –  vari settori produttivi funzionano grazie all’immigrazione e senza gli immigrati saremmo più poveri. Contro la cultura del rifiuto, contro la paura di chi viene da lontano dobbiamo costruire un argine». Sul tema ha detto la sua anche il presidente delle città metropolitane e sindaco di Firenze Dario Nardella. «Usciamo dall’equivoco che fa comodo a chi professa messaggi di violenza, confondendo l’accoglienza con l’illegalità: accoglienza significa rispondere a un obbligo morale. Non bisogna aver paura di dire queste cose, non bisogna vergognarsi di accogliere chi non ha più una casa e viene qua. Per quanto stretta – ha aggiunto Nardella – sono certo che esista la strada che tiene insieme politiche di legalità e lotta al crimine con l’accoglienza. Dobbiamo dire no alla violenta disumana polemica finalizzata solo a raccogliere un pugno di voti o di consenso».

L’esempio di Siena e il modello toscano che funziona A tessere le lodi del “modello toscano” è stato questa mattina il Prefetto di Siena Renato Saccone, che ha illustrato la situazione-immigrati in provincia di Siena. 327 sono i richiedenti asilo ospitati (di cui 314 uomini, 13 donne e 12 minori). 14 le nazionalità presenti (Nigeria, Gambia, Senegal e Mali le zone di maggiore provenienza) in 11 territori comunali, con Chianciano Terme a far da capofila con 75 immigrati accolti, e 17 centri di accoglienza temporanea. 33,93 euro è il costo unitario giornaliero per ogni migrante. Una fotografia, dal 20 marzo 2014 ad oggi, che descrive una situazione tranquilla sia dal punto di vista sanitario, sia da quello dell’integrazione con episodi positivi di collaborazione tra comunità locali e rifugiati. «Fin dal primo avviso pubblico ad aprile 2014 ho volutamente inserito rigorosi limiti ai centri di accoglienza – ha dichiarato il Prefetto Saccone –  per avere un impatto più limitato sul territorio, garantire una cura più attenta alla singola persona, assicurare un raggruppamento più omogeneo tra nazionalità e gestire più facilmente le dinamiche interne ai gruppi». Gli obiettivi finali di un modello che funziona sono «accogliere decorosamente e iniziare un percorso di attività libera, volontaria e gratuita attraverso azioni di volontariato» ha spiegato il Prefetto, che pur descrivendo «un sentimento positivo e una partecipazione attenta» da parte di forze dell’ordine, sanitarie e del mondo del volontariato, deve fare i conti con «le preoccupazioni dei sindaci. Capisco che oltre certi limiti non si può chiedere di più ma c’è rispetto reciproco per cercare la quadratura del cerchio. Per la comunità è importante sapere che c’è un controllo discreto e continuo da parte delle forze dell’ordine» ha concluso il Prefetto.

(Ha collaborato Susanna Danisi)