di Simonetta Losi*
Ho visto cose che voi umani No, le avete viste anche voi. Avete visto e vissuto tutte le vicende senesi e avete visto Report, dove c’è chi risulta inadeguato e impacciato. Forse poco preparato a rispondere alle domande di giornalisti notoriamente pungenti. Vero è che possono aver estrapolato un paio di frasi su un’ora di intervista. Vero è che è poco convincente il tentativo di chiamarsi politicamente fuori. Vero è che non si può “cascare dal pero”: Monteriggioni non è a una distanza siderale da Siena. E il PD è sempre il PD, “casa” di dirigenti dalla vita politica eterna e altri, come Valentini, che cercano con scarso successo di scrollarsi di dosso incrostazioni resistenti e strutturali. Fratelli diversi, ma pur sempre della stessa famiglia, fino a prova contraria. C’è chi è arroccato su posizioni di difesa, mostrando una sgradevole supponenza che, sia pure frutto evidente di una difficoltà a controbattere, è apparsa del tutto fuori luogo.
Le impressioni La più forte – e condivisa da tante persone – è che sulla morte di Davide Rossi potrebbe esserci un’altra verità, tutta da scrivere. Una verità necessaria alla famiglia, ma anche alla Città: a quella che per uscire dal tunnel ha bisogno non di vendette, ma di fare i conti con il proprio passato. Conti in rosso, al momento. Conti che “non tornano”, come l’acquisto di Antonveneta e come quelli – in passivo – dell’attuale gestione. Inquietanti i particolari legati alla morte di Davide, evidenziati dalle telecamere di sorveglianza, dalle perizie, da alcune dichiarazioni. Quel vicolo mette il passante a disagio. Si percepisce un nodo di vibrazioni, di energie represse, dove è imprigionato un grido muto. Di accusa? Molti degli intervistati avevano il fiato sospeso e una bilancia di precisione in mano per pesare le parole. La sensazione, netta, è che il Monte dei Paschi sia entrato in un gioco internazionale di appetiti, di interessi ad alti livelli. Inimmaginabili per la gente comune. Dove l’alta finanza internazionale gioca a Risiko con la vita delle persone, con le loro debolezze, con le loro ambizioni, stressandole al massimo, facendole divenire passioni smodate. Se ci si siede a quei tavoli, a un certo punto è impossibile tirarsi indietro. Un mondo patinato dove i banchieri spostano capitali, muovono equilibri e distruggono comunità.
Stavolta è toccato a Siena, dove logiche politiche, incompetenza, arrivismo, brama di potere hanno creato un gorgo del quale ancora non si vede il fondo, che ha risucchiato tutto. In molti casi anche la dignità. Chi era nella posizione di cambiare il corso della storia non ha potuto, o non ha voluto, o non ha avuto il coraggio. Quasi nessuno ha avuto sufficiente lucidità, senso dell’onore, onestà intellettuale per tirarsi fuori da uno spaventoso buco nero che assorbiva cinquecento anni di storia. Quasi nessuno ha detto “no, io no! Not in my name”. Chissà quali giustificazioni avranno trovato al proprio operato quelli che sono andati avanti (alcuni li conosciamo, altri no), autoassolvendosi. Meritano, se non altro, una damnatio memoriae eterna.
L’effetto zombie Si fa un gran parlare di discontinuità politica, di rottura con il passato. Che resterà poco più di una presa in giro, nella peggiore delle ipotesi, o un lodevole tentativo, nella migliore, se non si risolvono alcune situazioni. È necessario che quello che si è fatto uscire dalla porta non rientri dalla finestra, sotto forma di promozione o assegnazione di altro incarico. È necessario fare in modo che chi è ai vertici di un organismo che non funziona, a tutti i livelli, venga rimosso, sostituito e non più utilizzato. Perché per “rottamare” davvero quello che non è buono non si ricicla, si butta via. Perché se un amministratore avariato o scaduto si pone in stand by, aspettando che “passi la nottata” e lavorando sottotraccia per essere ritrattato, riciclato e rimesso sul mercato, darà un prodotto scadente e tossico come un titolo bancario tossico. Per il cibo si parla di frode alimentare. In medicina si parla di metastasi. È necessario porre attenzione a potenziali conflitti di interesse di ogni tipo, denunciarli, disattivarli. È necessario che gli amministratori scelgano oculatamente i propri compagni di strada, con un sano “razzismo” applicato ai cognomi e alla storia personale, per non trovarsi qualche “peste” pronta a riemergere in tutta la propria virulenza, come uno di quei morbi silenti ed endemici che infestano la Terra. È necessario evitare le minestre riscaldate, tutti quelli che “si ripropongono” (come la peperonata), che vogliono recuperare credibilità costruita sulla cattiva memoria, (sulla cattiva coscienza?) e che insomma, fanno parte a pieno titolo della categoria di zombie di cui sopra.
Il Palco dei… Giudici Certo, la giustizia non può certo basarsi sulle chiacchiere della gente, sulle maldicenze, sui pettegolezzi. Ma è altrettanto certo che, in una città dove tutti si conoscono, è mediamente più facile sapere chi può aver fatto cosa e trovare le prove, il bandolo della matassa per dipanare un complesso groviglio. Il metodo più valido, tanto più che si parla di banche (volutamente plurale), è sempre il solito: “follow the money”. Tutti aspettano che i responsabili, a tutti i livelli, siano smascherati e puniti. Non fateci convincere che abbiamo letto troppi fumetti dei supereroi, quelli dove trionfa sempre il bene. Perché quei “bischeri” dei senesi, nella grandissima maggioranza, non sono per niente bischeri. Sono brave persone che sono state indotte a fidarsi, da parte di stimatissime istituzioni, di malversatori e gente senza scrupoli.
Così, percossi, attoniti La pancia della Città ha attraversato una vasta gamma di reazioni. Siena è stata incredula, annichilita, atterrita, derisa, calpestata, umiliata, paralizzata, scioccata. Solo ora si sta riavendo, in parte, dal trauma subito. Dolore, rabbia, voglia di punire i responsabili, timore dei loro colpi di coda. Da parte di tutti, in un momento come questo, di grande confusione, di conflitto, in parte amplificato dai social network, è indispensabile mantenere lucidità e raziocinio. Per non farsi incantare dalle sirene, ma anche per riconoscere il bene, l’onestà, la capacità, la pulizia là dove sono. Per non fare di tutta l’erba un fascio e ritrovare quella concordia che, come insegna l’affresco di Ambrogio Lorenzetti, fa superare la “divisio”, il “furor”, la “proditio” del cattivo governo unisce i cittadini e li fa guardare tutti verso un’unica direzione, il bene della comunità, la ragion di Stato che impone qualche passo indietro, qualche piccolo sacrificio personale, la rinuncia ai personalismi.
Quelli che “senesi, vi sta bene!” Alcuni hanno tirato fuori un’etichetta, un giudizio sommario: in fondo i senesi erano tutti collusi. No. Non ci sto a dire che era colpa di tutti noi. La maggior parte dei senesi è onesta e non collusa. Non ci sto. I giochi di potere e di finanza erano alti e travalicavano abbondantemente la gente comune. E che c’entra la gente comune in questi giochi? A chi rinfaccia i benefici che la Banca ha dato, nei secoli, alla città, ricordo che il Monte dei Paschi era DI SIENA. Era. E che gli utili, per la sua natura, per suo statuto, dovevano essere riversati sulla Città. E certo che ne godeva…! Certo che noi senesi oggi ci stupiamo e ci lamentiamo! Ci stupiamo perché la gente onesta non riesce a immaginare fino in fondo quanto altri possano arrivare a essere delinquenti. Ci lamentiamo? Certo! Ci lamentiamo e siamo furibondi perché sono stati dissipati cinquecento anni di storia, il patrimonio di una città. È come se ci avessero “visitato” la casa. Certo che Siena godeva dei propri beni… Erano SUOI! Suoi, di tutta la collettività!!! Invece qualcuno insinua che ci sta bene, perché prima si godeva troppo…!
Quelli che “destra e sinistra per me pari sono” È evidente che in tutta la vicenda del tracollo del Monte ci sia una responsabilità politica ben precisa. Inutile far finta di niente. È vero che, come tutti sanno, il Monte prestava soldi e aveva rapporti anche con Santanché, Amato e Berlusconi. Non poteva essere diverso, vista l’importanza della Banca. E questo potrebbe perfino spiegare perché a Siena non ci sia mai stata un’opposizione forte, credibile, sostenuta a livello nazionale. Tuttavia non cediamo alla tesi del “tutti colpevoli”, perché questo significherebbe “nessun colpevole”. Sarebbe, ancora una volta, non volere o non sapere fare i conti. E di conti sbagliati questa città ne ha fin sopra la Torre del Mangia.
Quelli che “io l’avevo detto” Sono i furbi del senno di poi. Oppure quelli che vivono di pessimismo cosmico ed è inevitabile che qualche volta ci prendano. Non “io l’avevo detto”, ma “alcuni” lo avevano detto. Anche scritto. Ma o non sono stati ascoltati, o sono stati emarginati, o sono stati querelati da un potere che ha asfaltato gran parte del dissenso e ha cercato con pervicacia di narcotizzare il ragionamento.
Report Anche Report ha le sue pecche. Troppe interviste anonime, non intervistati che avrebbero cose da dire, il Palio messo lì a sproposito per fare colore. Qualcuno ha scritto “dopo la trasmissione di Report a Siena niente sarà più come prima”. Falso. A Siena niente è più come prima, a prescindere da Report. Chi ha occhi per vedere e cervello per pensare lo sa benissimo.
Conclusioni Non ci servono proclami. Ci servono azioni concrete, che possano ridare fiducia. Ci servono decisioni condivise, non calate dall’alto. Ci serve che gli amministratori, a tutti i livelli, tolgano dai loro uffici il cartello “non disturbare il manovratore” e che scendano a dialogare con la propria gente. Siena non vuole più atteggiamenti autoritari, ma gente autorevole che dica quello che pensa e che faccia quello che dice. Nessuno deve più respirare un “fumo persecutionis” solo perché non è d’accordo. Siena può rinascere solo dalla sue Contrade. Dobbiamo ripartire e fare leva sui valori positivi che le Contrade, da sempre, si portano dentro, sugli ideali puliti, e applicarli alla Città. Passare dal “groviglio armonioso” – che non le riguardava e non le riguarda – alla “faziosa armonia”. Siena tradita e vilipesa merita tutto questo per tornare a essere quell’esempio di civiltà e di passione civica che la fanno amare nel mondo.
* Collaboratore Esperto Linguistico – Università per Stranieri di Siena. Giornalista