Siamo quasi a metà mandato dell’amministrazione comunale ed è evidente che la parola d’ordine sia stata lanciata: spargete nebbia. Più possibile. Ovviamente sulle responsabilità politiche dello scempio della città. Parlare d’altro e spargere nebbia è l’unica tattica possibile perché il Pd riesca a consolidare anche alle amministrative – tra uno, due o tre anni il concetto non cambia – i successi elettorali delle regionali e alle europee. E la nebbia la si sparge in tanti modi.
Intanto, confidando che dalle generazioni di trenta-quarantenni si levi un naturale e giustificato impulso a guardare al futuro. La rivendicazione che si avverte, generazionalmente, è: “Noi dobbiamo guardare al futuro”. Chi vuole strumentalizzare questa legittima considerazione, aggiunge surrettiziamente: “E quindi basta con il passato”. La speranza è che invece proprio quelle generazioni lì non cadano di nuovo nella trappola, e non si facciano, di nuovo strumentalizzare. Come accadeva negli anni in cui «il clientelismo è stato alla base del sistema di potere del Pd in quegli anni» (citazione: Stefano Scaramelli, consigliere regionale del Pd).
Anche il rilancio mediatico di un progetto che ha solo il titolo, come “La grande Siena”, serve alla bisogna. Valentini dice ha un sogno: “Siena grande Londra”. Svegliati dal sogno, ci vorrà la concretezza del “come” e del “quando”. Magari sarà il caso di parlare anche con i sindaci di Monteroni d’Arbia, Monteriggioni, Castelnuovo Berardenga, Sovicille e Asciano. Perché il tema delle fusioni è molto serio e forse unica opportunità per ottenere risorse significative dal Governo. Se però resta nell’alveo del virus dell’ “annuncio”, che da Palazzo Chigi si propaga “giù per li rami”, rischia di far parte – appunto – delle nebbia. Perché i titoli non bastano. Anche se futuribili.
E però tutto fa. Come mettere tutti nel buglione – e questo è un errore delle opposizioni – dire che è stata colpa di tutti, anche di quelli che solo hanno votato il Pd. Così facendo, avvalorando la tesi che tutti sono colpevoli, nessuno alla fine risulterà colpevole.
Ed è singolare che proprio dopo l’iniziativa dei Cinque Stelle a Palazzo Patrizi sulla tragedia di Mps, ci sia chi fa circolare un concetto paradossale. Tipo: chi vuole giustizia e verità sullo scandalo del Monte, lo fa perché pensa di riavere la banca come era prima. Non siamo imbecilli! Sia chiaro. Chi pensa che ci debba essere verità e giustizia sul passato recente di una città depredata, non è un imbecille. Specialmente se in questa città c’è nato. Può essere un illuso, ma non un imbecille.
In mezzo a tutto questo nebbione, il sindaco Bruno Valentini fa le congratulazioni per la nascita, a Firenze, della commissione d’inchiesta sullo scandalo Mps. Scrive sul suo bollettino ufficiale – Facebook -: «Mi congratulo con la Regione Toscana per aver deciso di istituire la commissione di inchiesta sui gravissimi errori commessi nella gestione di Banca Mps». Inizia così il post di commento del sindaco Bruno Valentini su Fb, alla notizia dell’inizio dei lavori della commissione d’inchiesta insediata dal Consiglio Regionale, presieduta da Giacomo Giannarelli (5 stelle) e richiesta da otto consiglieri.
Valentini si congratula, con una scelta dei tempi che risulta non felice. Non poteva sapere Valentini, che di lì a poche ore dal suo post, il presidente Enrico Rossi – insostituibile riferimento per il Sindaco e il Pd senese, visti i continui appigli alle consonanze con la Regione – avrebbe tuonato di brutto proprio contro quella Commissione. Perché il gruppo consiliare dei Cinque Stelle lo mette in foto accanto a Mussari, sotto il titolo della commissione sullo scandalo. Errore non solo di comunicazione, ma anche politico, perché più quella commissione mantiene il livello istituzionale e non di parte, e più può mettere tasselli sulla strada della verità. E invece quella foto è uno scivolone inopportuno. Rossi reagisce a muso duro, proprio a poche ore dalle congratulazioni di Valentini sul varo della commissione, e annuncia anche che non accetterà l’invito all’audizione: «Ho dato all’avvocatura regionale mandato di valutare gli estremi della querela – scrive il Governatore – perché la mia foto pubblicata sul sito dei Cinque Stelle viene strumentalmente collegata allo scandalo giudiziario del Monte dei Paschi. Colgo l’occasione per chiarire – ha aggiunto Rossi – che non ho nessuna intenzione di presentarmi davanti alla Commissione consiliare d’inchiesta per rispondere di una vicenda che non mi ha mai lontanamente sfiorato, né risulto essere in alcuna intercettazione e per la quale non sono mai stato ascoltato dagli inquirenti avendo c ose ben più importanti da fare per il governo della Toscana. Sulla vicenda Mps – ha concluso il presidente – sono completamente estraneo e potrei esprimere solo valutazioni politiche già fatte in altre sedi».
Ebbene, a parte le congratulazioni del Sindaco e la stroncatura del Governatore, il fatto è che quella Commissione non è “sui gravissimi errori commessi nella gestione di Banca Mps” come scrive Valentini. La commissione del Consiglio non vuole – e non ne ha neppure i titoli – spulciare gli errori della gestione, ma oggetto dell’indagine è altro.
Il documento ufficiale programmatico della Commissione emesso l’8 ottobre e approvato all’unanimità da tutti i i membri della Commissione, definisce bene perché nasce la Commissione, ed è stato messo formalmente agli atti: “La Commissione nasce come inevitabile reazione del Consiglio Regionale, in merito ai fatti conosciuti come ‘scandalo Monte dei Paschi'”. Il documento fissa tre punti di intervento, sinteticamente così riassumibili (il documento integrale è reperibile nel sito del Consiglio Regionale sotto Commissioni d’inchiesta):
1 – Avere un quadro conoscitivo sulla Fondazione Mps e sulle sue responsabilità dell’accaduto;
2 – Avere un quadro conoscitivo delle caratteristiche della Banca che ne hanno determinato e determinano l’attuale conduzione, con particolare riferimento all’acquisizione di Antonveneta;
3 – analisi dei rapporti tra Regione e Banca.
Dunque, la Commissione d’inchiesta regionale non è sugli errori nella gestione della banca. Al controllo e all’analisi di questa, ci avrebbe dovuto pensare la Consob, e i risvolti giudiziari, gli eventuali reati commessi nella gestione verranno invece delineati dal processo in corso a Milano. La Commissione regionale supplisce a ciò che è in corso di rimozione a Siena, e cioè il quadro di riferimento politico-istituzionale entro cui la gestione della banca ha potuto operare, con complicità politiche locali e nazionali, finendo poi per determinare lo scempio del patrimonio secolare della banca e soprattutto della Fondazione. Quindi la Commissione regionale non ha all’ordine del giorno l’analisi degli errori gestionali della banca, ma anche gli intrecci tra banca e politica. Lo stesso contesto che due anni fa, ai temi delle primarie del Pd con Alessandro Mugnaioli, il sindaco Valentini sembrava se non aggredire, almeno voler chiarire fino in fondo. E probabilmente vinse proprio perché dichiarava di voler cambiare quel contesto.
Invece ora, nell’intervista a Orlando Pacchiani su La Nazione (pubblicata anche su queste colonne, leggi), afferma, tornando alle scelte operate negli anni dello scempio: «Eravamo frastornati da budget e promesse mirabolanti costruite sull’acqua o meglio sulle menzogne di bilanci fasulli. E i responsabili ora dovranno pagarne il conto». Cosa vuole affermare? Che tutto sarebbe successo per la gestione sbagliata della banca, e in, buona sostanza, perché il Mussari ha preso in giro tutti loro – Valentini si esprime al plurale – cioè la classe dirigente di matrice piddina «che voleva crescere – afferma il sindaco – senza perdere il controllo della banca?». L’interpretazione di quanto ha dichiarato il Sindaco, può essere sbagliata, estremizzata, banalizzata, strumentale, fuorviante, semplicistica. Ma in questo caso il Sindaco più che affidarsi a nuovi post su Fb o a parole scritte per precisare, smentire, circostanziare, dialogando feisbucchianamente con un ben informato “Signor Anderson”, può cogliere la palla al balzo e prendere un’iniziativa concreta, alla luce del sole.
Invece che limitarsi a congratularsi con altre istituzioni, potrebbe scegliere di adoperarsi agendo in modo istituzionale, in coerenza con il suo programma ai tempi delle primarie. Per esempio: l’articolo 23 del regolamento del Consiglio Comunale definisce la possibilità di attribuire alla Commissione di Garanzia e Controllo Politico Amministrativo, compiti di indagine conoscitiva su fatti specifici. Si legge nel regolamento che alla Commissione, su deliberazione del Consiglio Comunale, «possono essere affidati compiti per l’esame di particolari questioni, problemi o indagini conoscitive». Il presidente della Commissione è Andrea Corsi, i membri: Massimiliano Bruttini (vice) e Ivano Da Frassini, Marco Falorni, Michele Pinassi, Pasqualino Cappelli, Simone Lorenzetti. Se incaricati dal Consiglio – ci dovrebbe comunque essere un voto del Consiglio Comunale e illuminante sarebbe la verifica dei favorevoli e dei contrari – potrebbero lavorare con maggiore cognizione di causa anche della Commissione Regionale, che pure giovedì 22 ottobre inizia i lavori, dopo aver convocato nelle audizioni, un bel numero di soggetti (link). E visto che Rossi ha sconfessato la Commissione fiorentina, chissà che invece non abbia atteggiamenti diversi su una Commissione nata a Siena dal Consiglio Comunale di Siena. Anche perché non c’è da farsi grandi illusioni sull’effettiva possibilità di agire a fondo della Commissione regionale, dopo questa partenza falsa, che ha subito innescato la polemica politica. Seguendo l’esempio di Rossi, molti risponderanno no all’audizione.
La nebbia sullo scandalo Mps è tanta e non accenna a diradarsi. Ma il varo a Siena, nella sede istituzionale, di una commissione di questo tipo, senz’altro fuori tempo massimo, sarebbe comunque significativo. E ancora più importante se – con uno scatto d’orgoglio, rimettendo indietro di due anni le lancette dell’orologio – fosse il Sindaco a proporre al Consiglio Comunale la delibera richiesta per mettere in moto l’indagine conoscitiva nelle modalità sopra accennate, nella città depredata che per secoli subirà gli effetti dello scempio. Altrimenti, a Siena, rimarranno solo le opposizioni, come hanno già fatto, a richiedere atti concreti e piena trasparenza – che non è il contrario di riservatezza – sullo scandalo del Monte. A questa Commissione, se fosse insediata, sarebbe più difficile per il presidente della Fondazione Mps, Marcello Clarich, negare i verbali della Fondazione ai tempi dello scempio, o dire no, ad un’eventuale richiesta di audizione, dopo il rifiuto a incontrare il Consiglio Comunale.
Motivo della eventuale nascita dell’incarico alla Commissione di Garanzia sul caso-Mps, potrebbe semplicemente essere: “l’inevitabile reazione del Consiglio Comunale di Siena in merito ai fatti conosciuti come scandalo-Monte dei Paschi”. A Firenze hanno fatto così. A Siena, invece, l'”inevitabile reazione”, dal punto di vista istituzionale, è smarrita nella nebbia.