convivenza-integrazione.jpgUn convegno per dire in coro no allo  sfruttamento lavorativo dei migranti, durante il quale amministratori, giuristi, magistrati, sindacati, avvocati e operatori sociali hanno  approfondito il tema, alla ricerca di nuovi strumenti di contrasto di  questa piaga sociale. È quello che si è tenuto oggi all’Urban Center  di via Mazzini dal titolo, “Contrasto allo sfruttamento lavorativo dei migranti: il modello Toscana”, promosso dall’assessorato alle  Politiche per la cittadinanza e patrocinato da Anci. Al convegno erano presenti il sindaco di Prato e delegato Anci  nazionale per l’immigrazione Matteo Biffoni, il vice sindaco Simone  Faggi, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, il  procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Prato Giuseppe  Nicolosi, il prefetto Maria Laura Simonetti, il comandante della Polizia Municipale Andrea Pasquinelli, il comandante provinciale dei  Carabinieri Gabriele Stifanelli. C’erano inoltre rappresentanti del  Comune, della Questura, di Open Society, dell’associazione L’Altro Diritto, di Italia Lavoro, il presidente di ASGI (associazione per gli studi giuridici), il colonnello del Nucleo Carabinieri tutela lavoro,  Maurizio Brotini, segretario Cgil Toscana con delega all’immigrazione  e i consiglieri regionali per Prato Ilaria Bugetti e Nicola Ciolini.

Le buone pratiche d’integrazione «Prato come modello di buone pratiche. Sosteniamo chi denuncia lo  sfruttamento, l’illegalità e il lavoro in nero – ha commentato il  sindaco Matteo Biffoni -. L’impiego di cittadini non in regola è una  pratica che riscontriamo ancora oggi sul nostro territorio, chi  scommette sul proprio futuro nella nostra comunità è ben accetto, ma  deve sapere che abbiamo delle regole che devono essere rispettate. Il Comune ha attivato da anni uno sportello per  favorire l’emersione dello sfruttamento e che accompagna i cittadini  che spontaneamente si recano allo sportello e decidono di denunciare  le condizioni in cui vengono sfruttati – ha aggiunto Biffoni -. È necessario quindi ampliare lo spettro di conoscenza sull’argomento e aprire una discussione affinché ci siano dei modelli attuativi e  concreti di tutela nei confronti di coloro che denunciano certe condizioni lavorative inaccettabili». «Continuare a garantire la sicurezza sul lavoro, contrastare lo  sfruttamento dei lavoratori e lottare contro l’evasione fiscale sono  le tre leve su cui intendiamo continuare ad agire per riportare Prato, con il settore del pronto moda, nella piena legalità», ha detto il  presidente della Regione Toscana Enrico Rossi. Rossi ha poi  sottolineato i successi del “Progetto Prato lavoro sicuro” che in  dieci mesi di attività ha visto controlli in 3.000 delle 7.700 aziende censite in area vasta Prato, Pistoia, Empoli e Firenze. In Italia non esiste uno strumento normativo appropriato per combattere lo sfruttamento lavorativo, che spesso viene punito  come repressione o come violenza familiare o privata. Come è stato  sottolineato più volte dai vari relatori durante il convegno, è necessario porre le basi per una normativa ad hoc.