Napoli, Venezia e il suo Carnevale, l’Europa. Su questa direttrice di ricerca artistica Maurizio Scaparro, sostenuto dalla Fondazione Teatro della Toscana, costruisce il suo ultimo lavoro su Carlo Goldoni. Datata 1750, rappresentata per la prima volta a Mantova con grande successo, per poi essere portata a Venezia e là replicata per 12 volte, “La bottega del caffè” è scritta in lingua toscana: Goldoni all’epoca desidera la massima diffusione delle sue commedie e il veneziano, e di lì a poco Venezia, gli iniziano a star stretti. In scena al Teatro Niccolini di Firenze da venerdì 13 a domenica 22 gennaio.
Lo spettacolo «Tra i motivi che mi hanno spinto a mettere in scena oggi “La bottega del caffè”, il primo credo sia il piacere e il desiderio di tornare a parlare di Venezia e del suo Carnevale, durante il quale la commedia si svolge, dalle prime luci dell’alba a quando scende la notte – spiega Scaparro – perché qui Goldoni sembra prendere le distanze, prima dei suoi addii, dalla visone ‘magica’ della Serenissima, per descrivere nella sua Bottega del caffè una Venezia che già allora rischiava di dimenticare la sua grandezza e di cedere alle tentazioni di una progressiva mercificazione della città e delle sue bellezze». Collocata al centro della piazza, la bottega del titolo è luogo di ritrovo di avventori abituali e di passaggio, è un microcosmo in cui si creano incontri e scontri tra i personaggi, che litigano, si aiutano e si interessano non solo delle questioni proprie, ma anche di quelle degli altri. Ed è appunto dalla bottega del caffè di Ridolfo che si snoda l’intera commedia da cui il protagonista Don Marzio, campione di maldicenza e pettegolezzo, racconta fatti e debolezze di quell’umanità attraverso il suo ‘diabolico’ occhialetto. Commerci, piccoli amori, piccole truffe animano una Venezia che, tra bische, botteghe e bordelli, sembra avviarsi al suo lento, inevitabile declino. Ma senza dimenticare di parlare del mondo che sta cambiando fuori dalla Laguna: dall’orologio che viene da Londra, alle notizie che filtrano dalle gazzette europee, fino al rimpianto per una Napoli mai conosciuta.