È il parco marino più grande d’Europa, fatto di isole selvagge, acque azzurre e delfini. Siamo nell’Arcipelago Toscano, motore di sviluppo per diversi Comuni isolani, impegnati in una discussione che va avanti ormai da anni. La questione è semplice: istituire un’area marina protetta in ogni isola del Parco oppure no? Una domanda all’apparenza semplice, vista la volontà comune di voler tutelare le ricchezze e le biodiversità di queste acque, ma che porta con sé critiche e perplessità. Perché istituire delle aree protette attorno alle coste, ossia procedere per quella che tecnicamente viene definita una «zonizzazione», significa modificare, non di poco, il turismo, soprattutto quello da diporto. Già perché alcune zone finora transitabili dalle imbarcazioni diventerebbero off limits, mentre in altre sarebbe vietata qualsiasi attività (come la pesca o le immersioni sub) ad oggi consentite. Divieti che alcune fronde delle comunità isolane dell’Elba e del Giglio, le più popolose, temono possano andare ad intaccare il turismo. Ma una spinta prorompente ad andare in questa direzione la dà Legambiente: «A vent’anni dall’istituzione del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano le isole restano nel limbo di protezioni fissate nel 1996 e che non costituiscono una vera e propria area marina protetta, ma solo vincoli», dicono dall’associazione ambientalista.
«Dopo Capraia, zonazione gestibile anche nelle altre isole con protezione a mare» La discussione è tornata in voga la settimana scorsa, quando il direttivo del parco ha deliberato la zonizzazione dell’isola di Capraia, istituendo di fatto la prima area marina protetta dell’arcipelago. Le altre sei, infatti, vanno avanti con un regime proprio, ognuno per suo conto. Pianosa, Gorgona, Giannutri e Montecristo sono sotto i vincoli di una riserva integrale, tale per cui nelle prime due isole è possibile arrivare solo se autorizzati e comunque a numero chiuso; a Giannutri sono presenti due porticcioli a cui attraccare, ma con il divieto di farlo in altre parti dell’isola o di pesca entro i tre metri dalla costa. Montecristo, invece, è completamente interdetta. Nelle altre due isole, quella a maggior densità demografica, cioè il Giglio e l’Elba, le acque sono completamente libere: qua divieti specifici non ce ne sono. Ed è proprio questo il punto su cui ha riportato l’attenzione Legambiente, attraverso il responsabile delle isole Umberto Mazzantini: «Capraia apre la possibilità di definire finalmente una zonazione gestibile anche nelle altre isole con protezione a mare».
Zonizzazione per un turismo più mirato L’obiettivo di Legambiente è chiaro: istituire aree protette in tutto l’Arcipelago così da tutelare flora e fauna marine di queste acque dal traffico di imbarcazione e impedire nuove cementificazioni a terra. Ma la zonizzazione (intesa come delimitazione di alcuni tratti da vietare alla navigazione, lasciando gli altri liberi al transito e altri ancora alla pesca) in realtà servirebbe (secondo i più favorevoli) anche ad incentivare un turismo più mirato. Gaetano Guarente, sindaco di Capraia, spiega infatti che la zonizzazione appena approvata per la sua isola (che entrerà in vigore a primavera dopo l’ok del consiglio provinciale) serve e rimediare ai vecchi vincoli imposti nel 1989, quando furono emessi i primi provvedimenti per la creazione del Parco, «fatti in fretta e furia», per usare le sue parole. Basta dire che in alcuni tratti di Capraia la balneazione da terra era permessa in punti in cui la costa è costituita da uno strapiombo, mentre dove c’erano le cale era vietata. «È chiaro che una revisione doveva essere fatta — dice Guarente — anche per permettere ai turisti di godere delle possibilità che offre la nostra isola». Certo, «la salvaguardia marina è fondamentale per noi», spiega il sindaco, ma anche l’atto pratico non guasta.
Barbetti (Capoliveri): «Percorso particolare su cui non possiamo procedere spediti» Capraia è stata così l’occasione per rilanciare il confronto sulle aree protette. Una faccenda per cui all’Elba la discussione è aperta. «In passato non c’è stata volontà di procedere in questa direzione — dice Giampiero Sammuri, presidente del Parco — Ma ora se ne sta parlando». E la discussione si basa su una vecchia bozza (condivisa dalle amministrazioni elbane) approvata a cavallo tra il 2002 e il 2006, quando il commissario del Parco era Ruggero Barbetti, oggi sindaco di Capoliveri. «Ho sempre ribadito che lo sviluppo del Parco passa da qui — dice — Dalle amministrazioni non ci sono preclusioni, ma questo è un percorso particolare su cui non possiamo procedere spediti». C’è insomma l’esigenza di confrontarsi con le rispettive comunità, specialmente quelle che vivono di turismo. Ma c’è anche un altro aspetto in gioco: una bozza su dove potrebbero essere istituite le aree protette all’Elba. L’idea del 2006 era quella di istituirne una per Comune: a Portoferraio nella zona dello Scoglietto, a Marciana Marina nella parte occidentale, a Campo dell’Elba nella zona di Fetovaia, a Rio dell’Elba a nord di Bagnaia, a Porto Azzurro in zona Barbarossa e in altrettanti tratti a Capoliveri e Rio Marina. «Sono i punti di maggior balneazione e vietare il transito alle barche significa offrire ai turisti uno spettacolo unico quando fanno il bagno» dice Barbetti.
Ortelli (Isola Giglio): «Isole sono già ipervincolate: basta far rispettare le regole» Se all’Elba se ne discute, al Giglio si storce la bocca. «La tutela ambientale è fondamentale — dice il sindaco Sergio Ortelli — Ma le aree marine e la loro tutela devono essere gestite dai cittadini e le loro amministrazioni, ossia dal territorio stesso. Le isole sono già ipervincolate: basta far rispettare le regole. E per quanto riguarda l’edilizia, abbiamo ridotto ad un lumicino la possibilità di costruire». Diverso il discorso per Giannutri. «Qua sono in vigore vecchi vincoli che non hanno funzionato come speravamo a suo tempo — spiega Ortelli — Dovremo confrontarli adesso con la realtà e capire come agire». Più o meno lo stesso discorso di Capraia.
dal Corriere Fiorentino del 18/12/2016