In Giappone la fioritura dei ciliegi viene celebrata con una vera e propria festa che prende il nome di ‘Hamami’. In questo periodo gli orientali osservano i piccoli petali rosa che si staccano dagli alberi per poi cadere a terra spinti dal vento: un breve percorso che assurge a simbolo della precarietà dell’esistenza. Da qui nasce ‘Kaze Mononoke’ di Marisa Ragazzi e Omid Ighani, spettacolo il cui debutto ha segnato l’anniversario del disastro nucleare di Fukushima Dai-ichi, che va in scena al Verdi di Pisa il 16 aprile portando il messaggio profondo per cui “tutto ciò che viene distrutto poi rinasce”.
Alla ricerca dei fantasmi del vento Il titolo, che letteralmente significa ‘fantasmi del vento’, è il simbolo di ciò in cui si trasformano i sei danzatori durante i quattro capitoli che compongono la coreografia. Alternandosi fra musiche moderne e contemporanee, tra figure canoniche e sperimentali, i performer raccontano una storia fatta di delicatezza, fragilità ed effimera bellezza, fra danza contemporanea, jazz, house, rock e breaking e linguaggi artistici innovativi. Completa il quadro il linguaggio tecnico dei sei viaggiatori che contribuisce a creare una connessione di inganni visivi accompagnata da una voce che descrive, racconta e sottolinea la vita.