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«Mi faccio vedere così per le donne che non hanno trovato il coraggio di denunciare»: Jessica, 23 anni, lo ha detto mostrandosi in tv dopo aver denunciato il suo ormai ex fidanzato che l’ha colpita ferendola al volto e al naso e costringendola ad indossare un collare ortopedico. La ragazza della provincia di Grosseto è anche riuscita a registrare con il telefonino alcuni momenti dell’aggressione, in auto, durante quello che doveva essere un colloquio chiarificatore.

Il racconto di quegli istanti tragici Dopo l’aggressione e la denuncia, ha deciso di farsi fotografare e mostrarsi davanti alle telecamere con evidenti ematomi sul volto: «Quando mi ha colpito al viso mi sono accorta che grondavo sangue allora volevo scendere dall’auto – ha raccontato al ragazza -, ma lui non si è  fermato. Sono riuscita ad aprire uno sportello e lui alla fine si è fermato. C’erano delle persone che lo hanno bloccato ed io ho preso le chiavi della macchina perché non potesse andarsene».

Lo psicologo: «Reazione violenta dell’uomo che crede di possedere la donna»  «La violenza distruttiva nasce quasi sempre in concomitanza con un abbandono dell’uomo da parte della donna – spiega Luciano Di Gregorio, psicologo e autore del saggio “L’ho uccisa io” (leggi)  – , anche in questo caso è lecito ipotizzare che la reazione violenta nasca da un’incapacità dell’uomo di sopportare la separazione subita e la perdita di una donna che diventano entrambi un dato di realtà irreparabile. La ferita proviene proprio da quella donna che lui credeva in qualche modo di possedere e di controllare». «La donna che abbandona un uomo (il compagno, il marito, l’amante) – prosegue Di Gregorio – , lo espone ad una esperienza di menomazione, che è un vissuto insopportabile per l’uomo che è stato abituato a considerasi padrone del mondo e delle persone. L’immagine di un Sè menomato da una donna, che per libera scelta mette da parte l’uomo, contrasta con le immagini interiori di sé che egli ha costruito nel tempo, quel Sé infantile grandioso che si è andato strutturando durante l’infanzia e l’adolescenza, che ha trovato conferma negli investimenti ideali dei genitori verso il figlio maschio, che è stato rafforzato da una cultura patriarcale e maschilista, e che è rimasto pressochè inalterato fino alla vita adulta; fino al momento in cui una semplice donna, svalutata come genere, considerata antropologicamente inferiore al maschio, frantuma con un sol gesto questa immagine così grandiosa di sè e espone l’uomo alla dolorosa esperienza della perdita, della insignificanza e della morte. La donna –  conclude lo psicologo – viene attaccata anche perché nel separarsi dall’uomo diventa una persona reale, un’entità a sé, acquista dignità di persona autonoma, non è più quell’oggetto illusoriamente posseduto e controllato soggettivamente di cui l’immaginario del maschio si è nutrito per tanto tempo».

Attivato il Codice Rosa «La ragazza è molto provata sia dal punto di vista psicologico che fisico. Ma ha avuto la forza di far vedere a tutti quello che gli ha fatto il suo ex ragazzo». Ad affermarlo è Alessio Scheggi, legale di Jessica. «Stiamo acquisendo informazioni sulla personalità di quell’individuo – ha proseguito il legale – incline alla violenza come dimostrano le centinaia di messaggi che spediva alla ragazza. Jessica, intanto, dovrà fare un nuovo intervento al setto nasale. In questi giorni sta avendo anche problemi ad un occhio e all’udito. Intanto so che è stato attivato il Codice rosa dell’Asl». L’avvocato si è anche detto «fiducioso e sereno nei confronti della magistratura che saprà prendere la decisione più giusta nei confronti dell’ex fidanzato».