Tornano in mente le dichiarazioni dell’allenatore del Costarica, il giorno delle estrazioni dei gironi, lo scorso dicembre: «Benissimo… – disse dopo un’occhiata distratta- è un bel raggruppamento. Ora dobbiamo solo capire chi sarà la squadra che si qualificherà per seconda. Visto che primi arriveremo sicuramente noi».
Lì per lì fu presa come una boutade. «Bravo Mister… questi sono due spiccioli. Vada a prendersi una bella sbornia, adesso..». Invece, ha avuto ragione. E a nulla è valso lo scetticismo di tutti: in primis dell’antidoping che, non del tutto convinto, ha fatto fare la pipì a tutti, nel dopopartita. Un test lunghissimo e snervante che ha scandalizzato persino Maradona. Niente da fare. La vittoria della Costarica è pulita e linda.
Semplicemente, correvano di più. In omaggio ad una ferrea legge del calcio che, vivaddio, vale ancora più del tiki taka, degli schemi su palle inattive e delle freccette sulla lavagna.
Non ci abbiamo messo mano, ecco la verità nuda e cruda. I Superman osannati contro l’Inghilterra sono rimasti nella cabina del telefono: lo spettacoloso Candreva, l’incontenibile Darmian, l’insuperabile Barzagli, Cassano, Cerci, Insigne (che sono entrati nel secondo tempo) sono riusciti addirittura a far rimpiangere quelli che hanno sostituito.
Tutti sfatti dal caldo e dalla fatica. Dalla scarsa forma, dallo stress e magari dal timeout che la Fifa non ha voluto concedere. Il campionario degli alibi, in Italia, è sempre molto fornito: siamo quelli che, in genere, abbiamo la scusa pronta per ogni evenienza. Se non si corre in settembre è perché si necessita di un giusto rodaggio: in dicembre è freddo, a gennaio c’è stata la sosta, a febbraio ci sono i campi pesanti ed in aprile siamo ormai logori. E quando fa caldo, sembra faccia caldo solo per noi, e quasi mai per chi ci gioca contro.
In più, quando c’è di mezzo la Nazionale, arriva puntuale la fregola degli assenti, che hanno sempre ragione. Contro gli Inglesi, eravamo belli e perfetti. Ieri sera si rimpiangeva Giuseppe Rossi, ovviamente, ma anche Destro. E forse Ranocchia. In omaggio al famoso “teorema Rivera”, che era il migliore in campo anche e soprattutto quando non giocava.
Vincere o pareggiare con l’Uruguay, adesso. Per evitare la seconda mortificazione internazionale dopo il Sudafrica. Ma non sarà facile. La difesa vista ieri andrebbe in difficoltà con l’attacco del Rigomagno, figuriamoci con Cavani ed il Suarez dell’altra sera. E anche lì, sarà bene non fidarsi solo del pedigree. Il Mondiale sfugge alle regole, e conta chi corre di più, e meglio: magari scappa fuori un partitone di Diego Perez (quello del Bologna) o di Arevalo Rios, che a Palermo ancora lo cercano. E d’altronde va ricordato che i frillini della Costarica non arrivavano da Plutone: il fenomenale Bolanos gioca nel Copenaghen, il goleador Ruiz nel PSV Eindhoven (avessi detto). Tejedo addirittura in un certo Saprissa Soccer Football club. E ieri, non ce l’hanno fatta toccare. Adesso, correre. Senza alibi.