Nuove tasse, maggiori sacrifici, ingenti tagli alla spesa pubblica. Tutto ciò potrebbe non bastare e all’orizzonte potrebbe profilarsi una nuova manovra economica del Governoche graverebbe ancora di più sulle già provate tasche degli italiani. A lanciare l’allarme Alessandro Cosimi, sindaco di Livorno e presidente di Anci Toscana secondo cui «il rischio è che in Italia ci sia bisogno di una seconda manovra secondo quanto sta uscendo dalla Commissione europea e dalla Banca europea. Siamo impegnati a una diminuzione della spesa e non a un aumento del prelievo fiscale mentre l'Imu, di fatto, è un aumento del prelievo fiscale. Il Governo ha una previsione di incasso di 21,4 miliardi di euro ma mancano altri 8 miliardi di euro rispetto agli impegni presi dal Governo con Bruxelles». E questo potrebbe indirizzare l’Esecutivo ad una manovra bis.
L’Imu “de’ noantri” «L’Imu così come concepita ha un elemento di sperequazione sostanziale– ha proseguito Cosimi intervenuto stamani a Firenze alla conferenza stampa presso la sede di Uncem Toscana- , perche è una patrimoniale “de noantri”che riguarda l’80 per cento delle famiglie e poi allarga lo sguardo in maniera ingiusta senza avere un peso progressivo su chi ha di più. Nonostante il nome non può esser considerata un’imposta municipale perché una sua buona parte viene incassata direttamente dallo Stato. Complessivamente nel 2012 le risorse erariali da federalismo fiscale attribuite ai comuni toscani si riducono di 438 milioni di euro, tra taglio dei trasferimenti, riduzione dei costi della politica, detrazione compensativa connessa alla perdita dell’Irpef sugli immobili non locati, detrazione/integrazione compensativa legata al passaggio dall’ICI all’IMU– ha riepilogato Cosimi -. La Toscana con Emilia Romagna e Marche è tra le regioni per cui esiste una distanza maggiore sulle previsioni di incasso da IMU tra quanto stimato dal MEF e quanto previsto dai comuni. Ci è stato imposto di mettere nei bilanci le stime del Ministero, pur sapendo che quelle stime probabilmente non corrispondono a realtà, i bilanci dei Comuni hanno però una programmazione triennale obbligatoria. A questo si va a sommare l’inasprimento del Patto di stabilità interno: per i Comuni toscani si passa da 270 a 459 milioni di euro».
Le richieste dei Comuni toscani al Governo «Chiediamo innanzitutto una applicazione dell’Imu che abbia un senso logico– afferma Cosimi – e non significhi semplicemente ridurre i sindaci a esattori dello Stato. Chiediamo la fine dei trasferimenti dallo Stato ai Comuni e la possibilità di manovra sull’Imu, eliminando il prelievo del 3,8% da parte del Governo, per andare a una gestione improntata a federalismo e autonomia».Nell’ultimo decreto legge sull’Imu «il Governo si è lasciato la libertà di modificare le aliquote entro il 10 dicembre (mentre per i comuni la scadenza è a settembre)– ha aggiunto Cosimi -: questo significa introdurre un ragionamento per cui si decide prima quanto si deve avere e poi come raggiungerlo, meccanismo che ci vede contrari».Tra le richieste anche «l’allentamento del Patto di stabilità, la richiesta di togliere gli investimenti dal Patto di stabilità così come il premier Monti ha chiesto all’Ue di toglierli dal fiscal compact, lo sblocco di almeno il 5% dei residui passivi».
La crisi dei piccoli «E’ importante parteciparealla campagna nazionale indetta dall’Anci contro l’IMU – ha dichiarato Oreste Giurlani, presidente di UNCEM Toscana e sindaco del comune di Fabbriche di Vallico – perché riteniamo che questa imposta sia iniqua, perché mette in crisi cittadini ed enti locali al tempo stesso. I piccoli comuni sono in difficoltà perché non riescono a far quadrare i bilanci per garantire i servizi ai cittadini: con la nuova imposta sugli immobili gli introiti agli enti locali verranno ridotti al 30% in meno rispetto all’anno precedente. Questo comporta il rischio che i comuni si ritrovino costretti ad aumentare ulteriormente la pressione fiscale sui cittadini. La mancanza di una patrimoniale alla base del principio di equità sta creando forti tensioni sociali e gli enti locali adesso chiedono di poter gestire autonomamente la quota dell’IMU e di non riversarla nelle casse dello Stato. Infatti, se venisse almeno ridotta la quota che va allo Stato, di certo starebbero meglio i cittadini e i comuni riuscirebbero a fare la programmazione di bilancio in modo da garantire il mantenimento di un buon livello di servizi sul territorio. Ricordiamo inoltre che per la montagna sia garantito il fondo di perequazione. Dobbiamo trovare un modo per trovare un punto di accordo con il governo e far sì che gli enti locali smettano di essere considerati come uno dei costi della spesa pubblica da tagliare: i Comuni toscani sono uniti e pronti per manifestare insieme all’Anci contro l’IMU».