Sistema a rischio collasso e scarse risorse per lavoratori, allenatori e guidatori (guarda)? Diluizione dei premi e del calendario di corse (leggi)? Non basta. Anche tra le storiche strutture ippiche della Toscana c’è chi ormai si trova alla canna del gas. Ad emergere, in ordine di tempo, è il caso dell’ippodromo Caprilli di Livorno, definito «al capolinea» sulle pagine de Il Tirreno.
Ippodromo Caprilli verso la chiusura definitiva Il liquidatore della Labronica Corse Cavalli, Fabrizio Giusti, ha cercato di consegnare la lettera di licenziamento ai lavoratori, circa 15 rimasti, della società di proprietà del Comune che per anni ha gestito l’ippodromo livornese e che oggi è in liquidazione, si è appreso dal Velino. I lavoratori protestano chiedendo di essere riassorbiti nelle municipalizzate, mentre le proposte sul tavolo in questa lunga trattativa (la procedura di licenziamento collettivo era stata avviata alla fine del 2013) prevedevano la collocazione dei dipendenti in diverse società comunali, a cui aggiungere il progetto per il nuovo campo da Golf e il passaggio ad Alfea, società che dovrebbe prendere in mano la gestione delle corse nell’impianto in futuro, in attesa di ricevere il Caprilli completamente sgombro. Il guaio è che la situazione al Caprilli sembra del tutto degenerata e compromessa. Non si parla solamente di incuria, con cumuli di letame che sommergono l’ippodromo. La Labronica non ha le risorse per lo smaltimento, bollette non pagate di luce e gas e 40 cavalli ancora ospiti che non ricevono nessun servizio. Sarà il Comune a farsi carico dell’intervento di pulizia entro la fine di questa settimana, che garantisca il rispetto delle condizioni igienico-sanitarie dell’area, dopo il sopralluogo di ufficio Ambiente e Aamps.
L’incertezza regna sovrana Intanto, un’altra partita si gioca a Roma, cioè tra i tavoli di trattativa con il Ministero delle Politiche agricole e forestali. Al centro ci sono ancora i conguagli del 2012-2013, le orribili annate in cui sono iniziati i problemi per l’ippica italiana (leggi). Sul piatto però, le cifre non sembrano ancora del tutto definite. E, di conseguenza, l’incertezza regna. «L’augurio – ha fatto sapere in una nota Attilio D’Alesio, presidente del Coordinamento italiano Ippodromi – è che si chiuda finalmente questa grave e delicata vicenda e che si possa ripartire con i 60 milioni destinati, nel Bilancio del Ministero, agli ippodromi per il 2014 e con una convenzione-ponte, capace di rilanciare tutti gli ippodromi nazionali ed in prospettiva la definizione di struttura e di una filiera ippica davvero “nuova “». «Offre meno del previsto per risparmiare 8 milioni sul conguaglio agli Ippodromi del 2012-2013 e lo fa nei confronti di un settore allo stremo». Questo è invece il duro commento del presidente di Federippodromi Guido Melzi sulla decisione del Mipaaf di mettere sul tavolo 15 invece dei 23 milioni stabiliti. «A questo punto faremo un censimento tra le società di gestione degli impianti e vedremo chi vorrà aderire o meno alla proposta del Ministero. Quel che certo è che per il 2014 pretendiamo il rispetto integrale degli impegni, vale a dire il pagamento degli oltre 60 milioni già messi a bilancio. Non è possibile continuare in questo massacro, pagato soprattutto dai lavoratori delle nostre aziende».