microfono«Bastardo senza gloria, purtroppo, ultimamente è assurto a editorialista su qualche media cittadino ( testimoniando il decadimento dell’imprenditoria mediale senese….)». Questo è un passaggio di un cazzeggio pubblico su Facebook, scritto da Roberto Beligni all’indirizzo di Bastardo senza gloria – alias Carlo Regina – che non era tra le cose più significative della mia dura giornata, se non per quella accusa diretta a me, anche se non nominato. Perché sono io, non ultimamente, ma da un paio di anni, ad aver aperto la mia trasmissione su Siena tv, a Bastardo senza gloria e ad altri blogger. Meglio nominarmi, Roberto, non credi?

In realtà prendo a spunto l’accusa chiara ma indiretta di Beligni, non per entrare nel merito del loro cazzeggio, ma per rispondere a quelli – sempre di quell’area culturale e politica – che mi accusano sempre più spesso dello spazio dato ad alcuni blogger. Reo, io, di averli fatti diventare “opinionisti” perché li ho chiamati a far parte della squadra di Siena diretta sera. Come se non fossero già preesistenti le migliaia di contatti che i loro blog hanno da anni. Da quando hanno scritto verità che tutti tacevano.

Non scrivo per fare il loro avvocato. Ce ne hanno già uno bravo. Scrivo per chiarire a me perché, più che vengo incalzato sull’inopportunità dei blogger, più mi convinco invece che loro, in una tv senese, siano più opportuni anche di me. Un Magrini va e viene. Non ci sono stato dal 1995 al 2011, posso anche sparire di nuovo. Loro, i blogger, no. E questo post di Roberto mi ha fatto capire perché. Perché loro sono capaci di portare notizie, ma anche di fare arrabbiare, irritare, perfino inorridire. Con toni che, talvolta, a me non piacciono. Ma questa è una città che – secondo me, e ovviamente mi posso sbagliare – o impara ad arrabbiarsi, a irritarsi, a inorridire, oppure «lentamente muore» Come ho scritto su questo blog.

Beligni scrive anche che «Bsg è un megafono dell’opposizione». Cioè criticare chi governa oggi a Siena, vuol dire essere un megafono dell’opposizione? E la libertà di critica dove la mettiamo? Cioè vorrebbe dire che uno che dice che Valentini guida bene il Comune, sarebbe allora un megafono del Valentini o del Pd? Ma per carità, rispetto ci vuole per le opinioni degli uni e degli altri. Soprattutto perché entrambe dovrebbero servire a ogni senese a farsi una propria, libera idea.

A Siena, sempre stando al post di Roberto Beligni, che scrive di una malattia della città, a mio parere la malattia è iniziata ben prima che i blogger diventassero opinionisti nella mia trasmissione. È iniziata quando tutto era controllato. Quando c’erano giornalisti che dovevano essere tenuti lontano da Siena e perfino da contratti già firmati (8 agosto 2007). O mandati via. O definiti non graditi. Per forza dei soldi e del potere politico, quando il decadimento dell’imprenditoria mediale c’era davvero. E il silenzio era il segno del potere dominante.

Il decadimento dell’imprenditoria mediale che Beligni imputa a me, senza neppure nominarmi, e che imputa a un blogger che io ho fatto diventare opinionista, insieme ad altri – anche per riconoscenza del loro coraggio – può darsi che invece si chiami libertà. Mica quella con la L maiuscola, no la libertà minima delle scelte. A volte anche troppo urlata. Ci sono certe sere che mentre ascolto i loro interventi in trasmissione, dico fra me e me: cazzo, troppo così. Ma non mi sono mai pentito. Mai. Meglio del silenzio assordante di prima.

Lo so che a Siena la libertà – anche quella delle piccole scelte, delle piccole ribellioni – può dar noia. Non pensavo che desse noia una scelta come la mia, che non è per niente eroica. È solo quella di dar voce a chi ci è arrivato prima. A chi quando tutto era silenziato, ha parlato e ha detto cose che oggi – solo oggi – dico anche io. I blogger hanno imparato ad essere liberi, prima. E non è poco. Ed hanno dovuto usare toni e metodi da “guerriglia mediatica”, perché il potere dominante era così prepotente e così tanto forte, da diventar debole e poi annientarsi, solo da se stesso.

I blogger sono ancora quelli. Che dovevano mettere la mia giacca e la mia cravatta? Usare il mio modo di fare giornalismo? Allora, avrei potuto fare da me e con la mia redazione di ottimi giornalisti. Erano liberi prima e lo sono anche nella mia trasmissione, liberi anche di dire cose che non possono essere né condivise, né gradite, ci mancherebbe.

Ma perché, mi chiedo, accusare me di decadimento dell’imprenditoria mediale, solo perché ho aperto la trasmissione alle loro opinioni? Mi pare roba antica, più da cappa che da spada. Perché non ti sei limitato a prendertela con quel blogger che non apprezzi e hai invece voluto farmi la lezioncina massmediologica? Francamente non capisco e non apprezzo per niente.

Con loro si litiga anche, ci siamo urlati cose addosso anche sul libro di Allegranti, per esempio. O sul taglio dei loro interventi al dibattito su quel libro, che ho fatto nella scorsa trasmissione, solo perché ho ritenuto che altrimenti sarebbe stata troppo “bloggerizzata”, vista già la presenza dei loro videoblogger. Ma loro, proprio Bsg e L’Eretico, hanno scritto di quel taglio come di una lesa maestà. Eccessivi, a mio parere, in questo caso. Troppo. E ce le siamo dette di tutti i colori. A berci, come si faceva una volta tra senesi. E stop.

Comunque, in ogni caso, Roberto, mi sento più utile così alla mia città – e anche un po’ più libero e meno tradito nelle mie speranze, che ho sempre riposto in altri con troppa generosità – dando voce alle urla dei blogger. Non perché abbiano la verità in tasca, perché quelli che distribuivano verità, un tanto al chilo, c’erano prima. No, ma perché quelli che vedono la trasmissione da casa – e che magari non hanno l’abitudine o l’età di andare sui blog – possano giudicare le notizie, le mie opinioni, le loro, quelle degli ospiti, il contenuto dei servizi, come vogliono. In libertà.

Anche con un vaffanculo, Roberto, che avrei preferito rispetto alla pomposa accusa di aver fatto decadere l’imprenditoria mediale cittadina. E siccome nelle ultime settimane, con strane coincidenze, in tanti mi tirano per la giacca, per segnalarmi l’inopportunità dei blogger-opinionisti in trasmissione, vorrà dire che continueremo ancora a contribuire al decadimento dell’imprenditoria mediale a Siena. Mica per picca, ma semmai per passione.