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“Contagiosità”, “virulenza”, “carica virale”, “espressività clinica”. Termini che in questi giorni sentiamo in tv e leggiamo un po’ ovunque sui giornali quando si parla di Coronavirus. E poi un’espressione su tutte “paziente debolmente positivo”. Un concetto che, immediatamente, fa pensare che l’Italia non corra più grossi pericoli, che sia uscita dalla spirale di contagiosità che per tre lunghi mesi ci ha terrorizzato, obbligato a stare a casa, a non vedere i parenti lontani. Dunque, anche dagli esperti è arrivato il “liberi tutti” tanto atteso? Assolutamente no. E a ribadirlo ci pensa l’epidemiologo dell’Università di Pisa e a capo della task force della Regione Puglia Pierluigi Lopalco con un post su Facebook.

Foto Antonio Fasanella, virologo Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Puglia e Basilicata

«Carica virale debole» «L’immagine che vi mostro – spiega postando la foto di un vetrino dove si vede il Coronavirus in azione –  si riferisce all’effetto osservato in vitro su un tappeto di cellule da parte di un ceppo di coronavirus isolato da un paziente più che debolmente positivo. Si tratta di un paziente che ha contratto l’infezione mesi fa e che, a controlli ripetuti, alterna ancora oggi tamponi negativi a tamponi debolmente positivi. L’effetto distruttivo del virus sul tappeto cellulare è evidentissimo. Il virus dunque si è indebolito? Certamente no. L’aggettivo “debole” si riferisce alla carica virale che questi pazienti esprimono. Cioè hanno una debole carica virale».

Invito alla prudenza I casi “debolmente positivi” sono contagiosi? «Non lo sappiamo. Certamente hanno particelle virali con capacità replicativa nel naso-faringe. Non è escluso che siano anche questi pazienti a mantenere attivo un certo reservoir virale anche in assenza di casi clinici manifesti. Dobbiamo continuare ad osservare il comportamento del SARS-CoV-2 e la sua capacità di interazione ed adattamento all’ospite». Dunque, un consiglio per tutti, in ogni parte d’Italia: «Le regole devono essere sempre le stesse: vigilanza da parte delle autorità sanitarie e prudenza da parte dei cittadini. Perché credo che a nessuno farebbe piacere trovarsi nei polmoni un virus debolmente positivo come quello in figura».