presidente Consorzio Bonifica Toscana sud

SIENA – La strada è ancora lunga, ma dopo decenni di stagnazione qualcosa si muove per la diga di San Piero in Campo sull’Orcia.

In arrivo un milione di euro per lo studio di fattibilità, che sarà portato avanti dal Consorzio di Bonifica 6 Toscana sud. Un prima pietra ma quanto mai importante, come spiega il presidente Fabio Bellacchi.

Presidente, cosa comporta questo finanziamento?
“Significa avere fondi per lavorare a uno studio di fattibilità per l’invaso di San Piero in Campo. Un’opera che è ottima nella normalità, ma in questo momento di siccità risulta fondamentale anche per la vita dell’Orcia e dell’Ombrone”.

Siamo vicini alla conclusione di un’eterna incompiuta?
“Purtroppo la condizione di partenza non è buona. San Piero in Campo è una delle meglio soluzioni che però dovevano essere adottate prima”.

A livello pratico cosa comporterà la realizzazione dell’invaso?
“Intanto c’è da farlo. Bisogna vedere se le strutture sono sempre idonee sotto il profilo strutturale. Poi c’è la vicinanza dell’area Unesco, quindi è necessario procedere con cautela. Una zona dedita alla coltivazione di vigneti e oliveti, quindi le irrigazioni di soccorso servono. Si potrebbero anche ipotizzare delle centraline per produrre energia elettrica”.

Gli invasi sono la soluzione contro la siccità?
“Non possiamo irrigare tutto il mondo. Ci sono colture come il grano che non sono semplici da irrigarle, perché il prezzo non è competitivo nel complesso. Quindi, per alcuni casi va bene, per altri no. Perciò questi bacini sono indispensabili anche per la vita dei fiumi, che sono fondamentali per i nostri ecosistemi. Quando un corso d’acqua come l’Ombrone arriva quasi a seccarsi, siamo vicini a un punto di non ritorno. Una serie di invasi negli affluenti di Ombrone e Albegna sono importanti”.

Quando potrà essere attivo l’invaso?
“Prima di tutto va concluso lo studio di fattibilità. Quindi, intanto va velocizzato questo passaggio. Poi, non si parla di bacino di qualche milione di metri cubi, ma come minimo 18 milioni. Dovremo confrontarsi con tutte le associazioni, sia quelle che rappresentano le categorie economiche, che quelle ambientaliste”.

Per la crisi idrica attuale quindi vanno trovate altre soluzioni?
“Per forza. Abbiamo altri bacini, come quello del Diversivo. La capienza è di 512mila metri cubi. Là inizieremo i lavori la prossima settimana, ma non ci vuole un giorno. Quindi, figuriamoci per uno che è quasi volte più grande. L’importante è partire e non fermarsi, altrimenti non arriviamo mai al traguardo”.