E’ un libro che insegue un libro straordinario, che ha segnato profondamente la storia della letteratura italiana. E’ un libro scritto da uomini che lavorano con i libri e per i libri. Un libro, ancora, realizzato grazie a una scrupolosa ricerca tra archivi e fonti varie, diretto in primo luogo a specialisti e cultori, e che pure sa trasmettere l’amore per la parola stampata sulla carta: anche in quetsi tempi così difficili.
Ma andiamo per ordine. Il titolo dice già molto:L’avventura dei Canti Orfici. Un libro tra storia e mito. E’ frutto del lavoro di Roberto Maini e Piero Scapecchi, due bibliotecari di istituzioni quali la Nazionale e la Marucelliana di Firenze. Ma attenzione soprattutto all’editore: è Gonnelli, ovvero la libreria che dal 1875 opera a Firenze, piccolo grande luogo di culto per tutti i bibliofili.
Questo libro, allora, ha radici antiche e nasce, di fatto, il giorno in cui un poeta dal verso sconvolgente e dalle scarpe grosse si presenta all’uscio di un libraio editore che si chiama Ferrante Gonnelli. E’ il 1914, il poeta si chiama Dino Campana e pochissimi ne hanno sentito parlare. La Firenze delle riviste futuriste più che altro lo ha sbeffeggiato. E lui ha scritto a Prezzolini: “Ho bisogno di essere stampato: per provarmi che esisto”. Ha affidato un manoscritto a Giovanni Papini, che non solo non gli ha fatto avere il suo giudizio: il manoscritto lo ha persino perso.
Per arrivare a stampare i suoi versi ci vuole una sottoscrizione tra gli abitanti di Marradi, il suo paese: in 44 si fanno sotto, quanto basta a un tipografo locale per decidere la pubblicazione, con la carta più povera.
Beh, questo è solo l’inizio. Oggi a distanza di tanti anni i due autori sono andati dietro l’ombra di Dino Campana, cercando le tracce di quella prima incredibile edizione deiCanti Orfici. Chi ancora ne custodisce una copia, le dediche con cui il poetà distribuì i pochi esemplari che certo non lo fecero ricco.
Un lavoro che è un atto di amore.