«E’ una ovvietà ma ricordarcela e soprattutto ricordarla a chi ci governa è sempre utile: laddove c’è meno crescita e meno lavoro si vive peggio e si muore prima» così Giacomo Martelli, presidente delle Acli Toscana commenta la classifica sulla qualità della salute in Italia fatta dal centro studi del Sole 24 Ore.
Solo Firenze nella top ten Classifica in cui Bolzano risulta la provincia più sana. Sul podio anche Pescara e Nuoro. Di contro, l’indice assegna la maglia nera a Rieti, con Alessandria e Rovigo penultima e terzultima. Tra le grandi città, Milano e Firenze sono le uniche a comparire nella top ten, che include tre province della Sardegna (Nuoro, Sassari e Cagliari) e due lombarde (oltre a Milano, Brescia). La classifica è stata redatta incrociando 12 indicatori diversi: l’incidenza delle malattie in un determinato territorio: la possibilità di curarle attraverso i farmaci, l’accesso alle cure e la disponibilità di personale specializzato, dall’infanzia alla vecchiaia. Oppure, la necessità di spostarsi altrove.
Toscana divisa in due «Osservando i dati forniti dalla ricerca – spiega Martelli – infatti notiamo che agli ultimi posti di questa classifica nazionale abbiamo tre realtà toscane, la provincia di Grosseto, quella di Massa Carrara e quella di Livorno, che sono anche quelle che fanno registrare i tassi di disoccupazione più alti della Toscana. E’ evidente che quando non c’è crescita il conto lo paghiamo non solo in termini economici ma anche socio-sanitari. Il che dovrebbe spingere i nostri politici e le nostre istituzioni a intervenire in maniera più stringente soprattutto in quelle aree della nostra regione che più di altre hanno pagato e stanno pagando la crisi economica». «Non va dimenticato che la ricerca del Sole, che per altro conferma quanto già emerso dallo studio realizzato per Acli Toscana da Iref “Il modello toscano alla prova della crisi”, – puntualizza Martelli – mette in correlazione aspetti fondamentali per misurare lo stato di salute delle singole province: dall’incremento della speranza di vita alla nascita, alla mortalità annua per tumore e per infarto, dal consumo di farmaci all’emigrazione ospedaliera e alla disponibilità di posti letto e di medici. E misurando questi indici si nota che c’è una Toscana divisa in due: metà sopra la media nazionale, l’altra sotto. Infatti se abbiamo Firenze in testa, uno dei pochi capoluoghi regionali nella top-ten nazionale, e Pisa, Prato tra le prime 20, Siena 30esima e Arezzo 47esima, poi si crolla al 75esimo posto di Pistoia, all’83esimo di Lucca. E chiudiamo negli ultimi posti nazionali, appunto, con Grosseto (97esima), Massa Carrara (101esima) e Livorno (102esima). In queste nostre province si vive 1 anno in meno che nella provincia di Firenze o di Prato, guarda caso le realtà economiche e occupazionali più dinamiche della Toscana».