MONTEMURLO – Tragedia questa mattina a Montemurlo (Prato) dove una lavoratrice  22enne è morta in un’azienda tessile.

Macchinario sotto sequestro

Secondo le prime ricostruzioni la giovane sarebbe rimasta intrappolata in un macchinario, un orditoio, dopo essere stata trascinata dal rullo. Immediatamente i colleghi di lavoro della 22enne hanno dato l’allarme, ma una volta arrivato sul posto il personale inviato dal 118, non ha potuto che constatare che la giovane lavoratrice era già morta. Intervenuti anche i vigili del fuoco per liberare il corpo della giovane. Sul posto anche gli ispettori dell’Asl, che dovranno ricostruire la dinamica della tragedia e accertare il rispetto delle norme di sicurezza all’interno dell’azienda, i carabinieri e il sindaco di Montemurlo Simone Calamai. Il macchinario è stato posto sotto sequestro dalla magistratura, insieme all’area dove è avvenuta la tragedia.

Tragedia che colpisce tutta la comunità montemurlese

«Sono profondamente scosso da quanto avvenuto e mi fa ancor più male sapere che questa ragazza era diventata da poco madre di una bambina, un pensiero che mi lascia davvero sgomento – afferma il sindaco – . È una tragedia che colpisce tutta la comunità montemurlese e mi stringo in segno di cordoglio, anche a nome di tutta l’amministrazione comunale, alla famiglia della giovane. Il lavoro – continua il sindaco Calamai – è dignità, è realizzazione di sé, è lo strumento che dovrebbe consentire a tutti di progettare il proprio futuro. Le morti bianche spezzano all’improvviso sogni e progetti di vita e sono davvero inaccettabili. La sicurezza non deve essere mai considerata un costo. La salute e la sicurezza sul lavoro vanno perseguite tramite una cultura della prevenzione che si crea, innanzitutto, con la formazione e l’informazione. La prima protezione è la consapevolezza del rischio. Il Covid e la pandemia rischiano di farci perdere di vista il problema delle morti sul lavoro, un tema però che ci deve vedere tutti uniti: parti datoriali, enti locali, scuola, sindacati».

Governatore Giani: «Tragedia che ci sprona a impegno senza sosta per rendere più sicuri i luoghi di lavoro»

«La notizia della morte di una giovane operaia, e madre di una bambina, è terribile. Esprimo solidarietà e vicinanza alla famiglia della donna – ha sottolineato il presidente della Regione Eugenio Giani -. Questa tragedia ci sprona ulteriormente a impegnarci senza sosta per rendere più sicuri i luoghi di lavoro in tutta la Toscana e chiama ancora una volta alla responsabilità di tutti. Per parte nostra – aggiunge il presidente – non faremo venir meno la scelta di investire sui controlli, sulla prevenzione e sulla cultura diffusa della sicurezza. La sicurezza è un elemento fondante per una buona qualità della vita, per una società coesa e giusta, per la dignità del lavoro».

Presidente Consiglio regionale Mazzeo: «Fermare la strage sul lavoro»

«Mi auguro che siano appurate eventuali cause e responsabilità dalle autorità competenti – dichiara il presidente del Consiglio regionale toscano Antonio Mazzeo -, ma nello stesso tempo sento forte il dovere di denunciare una situazione che ancora oggi mette a rischio le vite di troppi lavoratori nella nostra regione. I numeri ci dicono che si registrano ancora oltre 5 morti sul lavoro al mese e questo nonostante un impegno costante da parte della Regione attraverso i dipartimenti sicurezza delle proprie Asl, dei sindacati e delle altre parti sociali. Voglio esprimere il mio cordoglio personale e di tutto il Consiglio per questa ennesima tragedia che colpisce il mondo del lavoro in Toscana. Abbiamo l’obbligo di intervenire ancora di più e ancora meglio – conclude Mazzeo -. Perché il diritto alla salute e alla sicurezza nel lavoro non può essere un diritto negoziabile. Su questo, credo, che la politica e le istituzioni debbano fare un significativo passo in avanti sia per una nuova qualità del lavoro sia per i controlli e le eventuali azioni a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori».

Il cordoglio di Cgil Toscana

Gessica Beneforti di Cgil Toscana e Barbara Orlandi (Coordinamento Donne Cgil Toscana) esprimono cordoglio e rabbia.«Una tragedia del lavoro, una tragedia umana che ci sconvolge – sottolinea Beneforti – Non essere riusciti a fare abbastanza per evitarla ci dilania come sindacato e come persone. Di nuovo siamo a chiedere una più incisiva assunzione di responsabilità collettiva, a partire dalle azioni delle istituzioni e degli organi a cui compete il dovere di indirizzo, vigilanza, controllo e sanzione, e dalla necessità di contrastare con forza l’idea sempre più marcata che la sicurezza sia un costo e non un investimento prima di tutto sulla vita». «Morire a 23 anni di lavoro e lasciare una piccola creatura – aggiunge Orlandi – . Morire dentro l’ingranaggio dell’orditoio, quella macchina che permette di preparare la struttura verticale della tela che poi costituirà la trama del tessuto, appunto l’ordito, dal quale deriva il termine ordire. Possiamo davvero assumerci la responsabilità di una cospirazione, tanto è ingiusto e insopportabile morire di lavoro. Morire di lavoro a 23 anni, in una azienda e per colpa di un macchinario, sembra di raccontare una realtà diversa da quella che dipingono i nostri e le nostre giovani svogliati, insofferenti, disadattati e stanchi. C’è chi lavora e quel lavoro se l’è portata via. La responsabilità di far morire di lavoro riguarda tutti e tutte noi. Non è sfortuna, non è sventura e non è neanche solo colpa di tutti quei soggetti preposti a salvaguardare la salute e la sicurezza di chi lavora. Riguarda la responsabilità collettiva di tollerare la superficialità e l’incuria, di non accanirsi abbastanza per il rispetto delle regole, degli orari di lavoro, dell’accurata manutenzione delle strumentazioni dei macchinari, sempre e comunque. Perché le tragedie accadono e allora, solo in queste circostanze, pensiamo a come avremmo potuto evitarle. Un affettuoso saluto alla giovane lavoratrice, un abbraccio ai suoi genitori e alla sua piccola bimba, promettendole di non stancarci mai di vigilare sulla sicurezza di chi lavora».

Cgil, Cisl e Uil e Filctem, FemcaUiltecdi Prato: «Inconcepibile continuare a morire sul lavoro»

«E’ inconcepibile continuare a morire sul lavoro. E’ ancor più inaccettabile la morte di lavoratori giovanissimi, oggi di una giovanissima madre». Lo scrivono in un comunicato Cgil, Cisl e Uil e Filctem, FemcaUiltecdi Prato, nel quale denunciano per l’ennesima volta come esistano ancora luoghi di lavoro lontani dagli standard di sicurezza previsti. La tragedia di stamani è, dall’inizio dell’anno, il secondo incidente mortale sul lavoro nella nostra provincia. Ed è il secondo che ha come vittime lavoratori giovanissimi. Se le cause della tragedia saranno all’esame dell’autorità competente, alla quale spetterà stabilirne circostanze e responsabilità, non rilevare che ancor oggi si muore per le stesse ragioni e allo stesso modo di cinquant’anni fa: per lo schiacciamento in un macchinario, per la caduta da un tetto. Non sembra cambiato niente, nonostante lo sviluppo tecnologico dei macchinari e dei sistemi di sicurezza. E’ come se la tecnologia si arrestasse alle soglie di fabbriche e stanzoni. Dove si continua a morire e dove, troppo spesso, la sicurezza continua ad essere considerata solo un costo invece che una condizione imprescindibile.
La morte di due ventenni nell’arco di tre mesi deve far riflettere sugli investimenti operati in termini di formazione e di acquisizione di competenze. Non è sufficiente constatare – concludono – che i giovani sono i più colpiti dalla crisi provocata dalla pandemia, bisogna investire su di loro e offrire loro sbocchi occupazionali che non siano più precari o insicuri».