FIRENZE – La ‘ndrangheta avrebbe inquinato le terre della Toscana con rifiuti tossici, smaltiti sotto le infrastrutture del territorio regionale. Su questo sta indagando la Direzione distrettuale antimafia di Firenze con accertamenti sul mondo dell’imprenditoria conciaria di Santa Croce sull’Arno, degli impianti di smaltimento dei rifiuti e politico.

Oggi nel corso della seduta del Consiglio regionale il governatore Eugenio Giani ha proposto l’abrogazione dell’emendamento alla legge regionale 20/2020 del 26 maggio 2020 poiché di fatto la previsione normativa non è stato mai applicata. La legge regionale 20/2020 tratta la materia di “scarichi industriali e restituzione delle acque”. Le ipotesi degli inquirenti della DDA di Firenze sono che i conciatori si sarebbero adoperati per far approvare un emendamento affinché l’impianto di depurazione Acquarno venisse escluso dall’Aia (Autorizzazione integrata ambientale), per una procedura più veloce e soggetta a controlli meno stringenti. L’emendamento sarebbe stato scritto da un avvocato, anch’esso indagato, per conto dei conciatori e dato al consigliere regionale Pd Andrea Pieroni, per la presentazione al Consiglio regionale.  Proprio qui, l’emendamento fu approvato a maggio 2020, nell’ultima seduta di discussione senza che di esso ne venisse fatta illustrazione del contenuto all’aula.

Assessora all’ambiente Monni: «Alla notizia dell’inchiesta ho avuto momento di sconforto»

«E’ stato grande lo sconforto che mi ha assalito appresa la notizia – ha detto l’assessora all’ambiente Monia Monni – ma non per le possibili infiltrazioni della criminalità organizzata, che in una terra così ricca non si possono escludere, ma perché sento il peso della responsabilità di respingerle e di difendere la Toscana. Le reazioni dei cittadini, alle prese con la paura per la propria salute, sono state vere e proprie coltellate e ci hanno spinto a reagire subito, chiedendo l’intervento immediato ad Arpat. I primi che abbiamo coinvolto – ha proseguito l’assessora – sono i sindaci, responsabili della salute pubblica, ai quali abbiamo garantito il nostro appoggio per dare una risposta condivisa e unitaria, perché la lotta ai tentativi di infiltrazioni passa anzitutto da istituzioni forti e credibili e da politiche di qualità, efficienti e trasparenti. Chiedo loro impegno su questo fronte e di dare alla giunta indirizzi chiari e di sostenere coraggiosamente le scelte conseguenti in tema di rifiuti. A partire da quelli speciali che, ricordo, non sono competenza regionale: si rivolgono al libero mercato e devono essere gestiti da chi li produce. La regolazione sta nei processi autorizzativi e nei controlli. In questi anni – ha poi aggiunto Monni – non ci siamo limitati alla pianificazione dei rifiuti urbani ma abbiamo lavorato per spingere i settori produttivi a migliorare le proprie prestazioni e aiutarli a individuare soluzioni più sostenibili per la gestione dei propri scarti. L’economia circolare è lo strumento scelto per ridurre la produzione di rifiuti, quella più efficace per quelli speciali. Abbiamo aperto tavoli, uno per ogni distretto, per trovare le soluzioni migliori. Una scelta che rivendico con forza. Adesso però dobbiamo trovare insieme strade che non consentano scorciatoie, per arrivare ad impianti che consentano di recuperare o smaltire in modo corretto, economico e sostenibile questi scarti. I settori produttivi ne hanno bisogno e, al di fuori delle competenze amministrative, la politica ha le proprie responsabilità perché ogni volta che si prova a far atterrare un impianto, si scatena il gioco politico del consenso che spesso insegue la pancia e perde di vista l’obiettivo. Non avere competenze non significa non avere responsabilità».

 

Il dibattito in aula

Per Vincenzo Ceccarelli del Pd emerge che «in Toscana c’è attenzione, rigore, controllo». Ceccarelli ha posto due piani di riflessione: da una parte l’illegalità che egli ritiene presente in Toscana e il distretto di eccellenza finito nell’occhio del ciclone, che ritiene essere «campione di economia circolare, distretto visitato dal ministro cinese e dalla delegazione europea». Ceccarelli invita a «non esagerare con la speculazione politica, perché questa rischia di far danno a tutta la Regione toscana che ha controllato e regolato acquisendo le competenze dalle provincia vincolando e diffidato». Infatti, fa notare Ceccarelli, che «la magistratura si è messa in moto perché l’Arpat ha evidenziato delle anomalie nello smaltimento del Keu nell’ambiente, da questo è scaturita una diffida. Gli anticorpi hanno funzionato, il meccanismo è partito dall’Arpat. La Regione ha detto che il Keu doveva andare in discarica e non nelle strade», ha detto Ceccarelli che poi ha concluso: «La sfida della politica è quella di fare le scelte, declinare l’economia circolare, che significa chiudere il ciclo, fare gli impianti e spero che poi non verranno i rappresentanti di quei territori dove sono stati individuati a dirci che poi non vogliono gli impianti». Proprio da Ceccarelli è arrivata la proposta di modificare l’Osservatorio regionale della legalità per dare impulso a un costante ed efficace monitoraggio sulle infiltrazioni delle attività criminose e delle mafie in Toscana. «Abbiamo tradotto in questa proposta di legge – ha spiegato Ceccarelli – la nostra ferma volontà di continuare a lavorare, magari con strumenti sempre più efficaci, per collaborare con le istituzioni tutte allo sforzo generale necessario per fronteggiare il fenomeno dell’infiltrazione delle mafie nell’attività imprenditoriale nella nostra come in altre regioni italiane. Con la modifica di legge, vogliamo rendere più agile la nascita e l’azione dell’Osservatorio, all’interno del quale potranno agire rappresentanti delle istituzioni, delle aziende, dei sindacati, delle associazioni impegnate nella lotta contro la mafie e tutti i soggetti che potranno portare un contributo all’attività».

Sull’abrogazione dell’emendamento, «siamo d’accordo» ha detto la consigliera leghista Elisa Montemagni spiegando che «noi dell’opposizione non ne sapevamo niente e venne ugualmente messo in votazione; per fortuna abbiamo uffici che non hanno applicato tale emendamento, perché la politica aveva fatto un vero e proprio ‘troiaio’”. Secondo la consigliera «la Toscana non sarà terra di mafia ma ha la mafia al suo interno.”. Da qui l’urgenza di riconoscere l’errore della politica, di dare risposte chiare e fare di più rispetto a quel che è stato fatto, che «non è sufficiente».

«La mafia esiste, anche in Toscana, va chiamata con il proprio nome, dobbiamo avere il coraggio di denunciarlo, l’immunità di gregge dalle infiltrazioni mafiose si raggiunge solo se il coraggio di denunciare e la responsabilità sono diffusi. Nessuno si salva da solo» ha aggiunto Stefano Scaramelli di Italia Viva, per il quale la mafia «è un nemico forte che abbiamo anche in casa nostra e dobbiamo avere il coraggio di denunciarla”. La ricetta che propone il consigliere renziano è di affrontare una riflessione sul sistema elettorale toscano che egli definisce “debole” che di fatti assoggetta alle istanze territoriali e delle lobby imprenditoriali l’indipendenza dei rappresentanti politici.

Condivisone del “garantismo” viene espressa anche dalla capogruppo M5s Irene Galletti, «come già hanno fatto le altre forze di opposizione: è necessario, rispetto a un’inchiesta che ha i suoi tempi e dovrà seguire il suo percorso. Il problema che si pone ora – osserva la consigliera – è politico: quella che sembra emergere è una modalità di fare politica più volte denunciata dal Movimento 5 stelle. Probabilmente, per come è stata utilizzata usata fino ad ora, può non essere completamente al servizio del territorio. Voglio pensare che non ci sia alcun punto di contatto tra la politica e le infiltrazioni delle organizzazioni criminali – aggiunge –, ma bisogna anche dire che se così non fosse, un minuto dopo questa Giunta regionale dovrebbe cadere. Qualcosa in questi anni è andato storto, oggi si doveva rispondere alle azioni da intraprendere per avviare un processo di analisi e trasparenza. Le intercettazioni denunciano una ‘forma mentis’ riguardo al modo di fare politica del tutto inaccettabile. Vorrei che non ci fosse nessuna ombra su tutte le forze politiche qui rappresentate». C’è poi il «grande nodo politico dell’ambiente. La situazione della tutela ambientale in questa regione non è idilliaca come a volte questa Giunta racconta. In dieci anni, il personale di Arpat è stato ridotto del 19%, tra tecnici, biologi, geologi: centocinquanta persone in meno, ma nostri atti per il rafforzamento di Arpat sono stati respinti. Riguardo all’Usciana abbiamo fatto tre interrogazioni: i pesci sono morti di anossia. Ci sono 142 prescrizioni di natura ambientale sul progetto di costruzione di un aeroporto, ma si vuole andare avanti. La sentite questa responsabilità?».

Vittorio Fantozzi (FdI) ha affermato: «Forse mi sfugge qualcosa, perché se è un bene narrare tutto ciò che la Regione ha prodotto nel nome della legalità, è anche vero che quando le maglie sono larghe possono passare anche gli emendamenti; e se questo emendamento non ha prodotto effetti perché ci si affanna a rimuoverlo?». Secondo Fantozzi, che ha parlato di «una pagina di cui non andare fieri, siamo arrivati in ritardo ad ammettere gli errori». Da qui l’urgenza di fare presto, di dare risposte che non possono attendere i tempi della politica: «Come Fratelli d’Italia abbiamo proposto l’audizione di Unic, Unione nazionale concerie italiane, che stanno affrontando con responsabilità il delicato momento».