«Le responsabilità della nuova gestione della banca Mps non sono inferiori a quelle della gestione precedente. La banca contabilizzava miliardi e miliardi di derivati come titoli di Stato. Si è continuato a falsificare i bilanci dal 2012 fino al 16 dicembre 2015, data nella quale, dopo l’intervento provvidenziale della Procura di Milano, l’istituto di credito ammette il falso». Lo ha detto questa mattina Giuseppe Bivona alla commissione regionale d’inchiesta Mps.
La commissione d’inchiesta Da mesi, ormai, la commissione presieduta da Giacomo Giannarelli, sta ascoltando molti soggetti coinvolti a vario titolo nella banca senese e questa mattina l’audizione era prevista per Giuseppe Bivona, ex banchiere della City londinese, con lunga carriera in Morgan Stanley, Lehman Brothers e Goldman Sachs e ora in una società di consulenza finanziaria che opera con grandi fondi internazionali ed investitori istituzionali, e per Roberto Boccanera, già responsabile della filiale londinese di Mps, che ha chiarito alcuni aspetti legati all’operazione “Alexandria”.
«Bilanci non veritieri» Il finanziere, che è anche consulente per il Codacons sulla vicenda Mps, nella sua audizione ha trasmesso alla commissione un’ampia documentazione a sostegno delle sue argomentazioni, dalla quale risulterebbe che la banca ha fatto gli aumenti di capitale di 5 miliardi nel 2014 e di 3 miliardi nel 2015 proprio sulla base di bilanci «non veritieri». Non solo, le false dichiarazioni date al Governo ed al Parlamento hanno permesso il ricorso agli aiuti di Stato, e le successive operazioni a danno dei soci. Mentre gli ispettori di Banca d’Italia, già il 17 aprile 2012, avevano segnalato la presenza di derivati.
Come l’Affaire Dreyfus «Questa vicenda – ha affermato Bivona – è l’equivalente dell’Affaire Dreyfus nell’Ottocento in Francia: è affare di Stato. Ho informato due Presidenti della Repubblica, tre Primi ministri, tre Ministri del Tesoro, due presidenti di Camera e Senato, un numero infinito di sottosegretari, parlamentari, dirigenti ministeriali. Ed anche la politica locale: sindaco di Siena, presidente della Provincia, della Regione e del Consiglio regionale. Nessuno ha fatto nulla».
Il ruolo di Consob Bivona ha, quindi, puntato il dito sugli organi di controllo. «La Consob quando ha approvato l’aumento di capitale ha scritto nel prospetto un avviso – ha rilevato -: sono in corso approfondimenti sull’operazione su Nomura e Deutsche Bank e se queste risultassero derivati, la situazione economica della banca sarebbe diversa da quella rappresentata. Insomma, è stato approvato un prospetto condizionato a una verifica. È il colmo».
Il ruolo degli azionisti L’esperto ha, infine, rilevato che nell’ultima assemblea dell’aprile scorso sia la Fondazione sia il rappresentante del Tesoro, azionista al 4%, votano contro la richiesta di promuovere azione di responsabilità verso gli amministratori, votando, invece, a favore della relazione di remunerazione degli stessi.
«Distruzione di valore incredibile» «L’amministratore delegato ha guadagnato dal 2012 circa due milioni l’anno – ha sottolineato Bivona – Un milione di euro per ogni miliardo di aumento di capitale da lui deciso ed andato in fumo. C’è stata una distruzione di valore incredibile. Sono stati bruciati otto miliardi degli aumenti di capitale, si sono determinati dieci miliardi di danni patrimoniali ed il valore della banca è sceso di nove miliardi».
L’intervento della Procura di Milano «È stata la Procura di Milano a fare ciò che non hanno fatto le autorità di vigilanza, Banca d’Italia e Consob, che pure erano perfettamente a conoscenza della situazione – ha commentato il presidente della commissione Giannarelli –. Si pone un problema di credibilità del nostro sistema del credito, che rischia di allontanare ancora di più dal nostro Paese gli investitori esteri».