«Non ho niente da rimproverarmi». Lo ha detto l'ex responsabile dell'area finanza di Mps, Gianluca Baldassarri parlando oggi con i giornalisti in una pausa della quarta udienza del processo sulla ristrutturazione del derivato Alexandria, in corso a Siena. Baldassarri è imputato per ostacolo alla vigilanza insieme all'ex presidente e all'ex dg del Monte, Giuseppe Mussari e Antonio Vigni. Per la prima volta in tribunale da uomo libero, dopo la revoca della misura cautelare da parte della Corte di Cassazione del 17 ottobre scorso, arrestato il 14 febbraio è stato quasi 6 mesi in carcere e poi ai domiciliari, Baldassarri a chi gli ha chiesto se si sentisse innocente non si è scomposto: «è di palmare evidenzia che lo sia, basta leggere i document».
Diario in cerca di editore Intanto lui ha scritto oltre 120 pagine di memorie, in attesa di un editore, che raccolgono il racconto intimo dell'esperienza in carcere e agli arresti domiciliari. Un diario di cui proprio Baldassarri rivela oggi l'esistenza: «racconta come si vive in carcere e come all'esterno, per chi non ha mai pensato di poterci finire, non ci si renda conto di quella realtà». L'ex capo responsabile dell'area finanza anche oggi era l'unico dei tre imputati presente. «Credo sia oltretutto di attualità» ha proseguito riferendosi alle parole dei giorni scorsi del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano su indulto e amnistia.
Rinvio al 7 novembre Certo, dopo la decisione della Cassazione, ora si sente «molto meglio» e stamani era più sereno, a fianco dei suoi difensori (gli avvocati Filippo Dinacci e Stefano Cipriani), quando il Collegio del tribunale, presieduto da Leonardo Grassi, dopo 4 ore di dibattimento, su richiesta delle difese, ha deliberato il rinvio al 7 novembre per consentire ai legali degli imputati di esaminare la documentazione presentata stamani dai pm titolari dell'inchiesta che l'hanno definita «di semplicissima consultazione».
I documenti della discordia La documentazione arriverebbe dagli ultimi sviluppi dell'inchiesta sull'acquisizione di Antonveneta da parte di Mps e, secondo quanto si apprende, riguarderebbe sia il contenuto della cassaforte di Rocca Salimbeni, dove era custodito il mandate agreement tra Mps e Banca Nomura trovato dall'attuale ad del Monte Fabrizio Viola, nell'ottobre 2012, sia un'informativa tecnica di Bankitalia datata 23 settembre 2013. I legali dei tre imputati, circa il ritardo della presentazione della documentazione, hanno manifestato più volte quella che per loro è «una violazione del diritto di difesa».
Le liste testimoni della discordiaMa il dibattimento in aula si è acceso soprattutto sulle liste dei testimoni di accusa e difesa. I pm hanno presentato una memoria per chiedere la riduzione delle liste dei difensori: 41 sarebbero indicati dai legali di Baldassarri, 20 da quelli di Mussari e oltre 30 dalla difesa di Vigni. Molti dei nomi sarebbero in comune e nelle liste figurerebbero funzionari, ispettori e consulenti di Bankitalia e Consob, oltre che di Mps. Tra questi ultimi c'è sicuramente Viola. Tutti i difensori hanno inoltre chiesto che siano ascoltati i propri assistiti.
Giustizia, piove sul bagnato Tutto questo si svolgeva mentre in tribunale pioveva sul bagnato a causa di infiltrazioni d'acqua. A seguito delle ingenti piogge degli ultimi giorni, infatti, l'acqua è penetrata all'interno del Palazzo di Giustizia dove continua a piovere dal tetto ricadendo sul pavimento del terzo piano proprio di fronte all'aula dove questa mattina si è svolta la quarta udienza del processo Mps. L'area interessata dall'acqua è stata transennata con alcune sedie che si trovano all'interno del tribunale in attesa di un intervento strutturale che possa riportare la situazione alla normalità.
La Fondazione Mps alla Consob «accertare eventuali responsabilità» Nella giornata di oggi intanto va registrato che la Fondazione Mps ha chiesto alla Consob di «accertare eventuali responsabilità» relative alla diffusione di «notizie basate su fatti e illazioni che si rivelano clamorosamente falsi e suggestivi». E' quanto si legge in una nota di Rocca Salimbeni in cui si fa riferimento particolare a quanto pubblicato lo scorso 18 ottobre sulla presunta intenzione della Fondazione di cedere quote della Banca di cui è primo azionista con il 37,56% del capitale. Notizie pubblicate – secondo la Fondazione – «in un contesto di marcata drammatizzazone di una situazione – quella del combinato Banca/Fondazione – ove le interdipendenze sono evidenti, così come evidenti sono le ricadute negative sul corso del titolo derivanti dall'annunciata imminente vendita di quote di Banca Montepaschi da parte della Fondazione e di presunte pressioni perchè si agisse in tal senso, costringendo persino il Ministero dell'Economia a una pronta e decisa smentita di fronte a un'alterazione in negativo sofferta dl titolo Mps».