olio_foto.jpgL’agroalimentare e la produzione di olio d’oliva in Italia nuovamente nella bufera. L’inchiesta della Procura della Repubblica di Torino agita l’intero paese dove il cosiddetto ‘oro verde’ rappresenta una della massime eccellenze della tavola. Sette marchi di olio indagati per aver venduto olio extravergine senza che i prodotti in questione ne avessero i requisiti: «vendita di prodotti industriali con segni mendaci atti ad indurre in inganno il compratore sulla qualità del prodotto» e frode in commercio i capi d’accusa. «Si è sempre divisi tra soddisfazione e preoccupazione quando si apprendono queste notizie», commenta Giampiero Cresti, presidente dell’Ota (Olivicoltori Toscani Associati). «Siamo ancora in una fase iniziale delle indagini ma è chiaro che se vengono individuati dei falsi sul mercato, e conseguentemente tolti, questo gesto rappresenta una garanzia per i produttori e per il consumatore sull’efficacia dei controlli. C’è però preoccupazione per quelle che potrebbero essere le ricadute per l’intero settore».

cresti
Giampiero Cresti, presidente di Olivicoltori Toscani Associati

Occhio al prezzo La reazione peggiore dei consumatori, spiega ancora Cresti, può essere quella di pensare: «Non ci si può fidare più di nessuno, tanto vale prendere il prodotto che costa meno». «Sbagliato – suggerisce il presidente Ota -. Sullo scaffale si trovano spesso prodotti ‘border-line’ che hanno caratteristiche di extravergine ma che non rispondono sempre a canoni di eccellenza. La vera sfida – aggiunge Cresti – è quella di orientare il consumo attraverso scelte consapevoli. Occorre far capire cosa è buono e cosa non lo è attraverso dei semplici consigli pratici. Per prima cosa si può ricercare la denominazione d’origine che è sinonimo di garanzia, certificazione e tracciabilità. Secondo punto: rivolgersi ai produttori e ai frantoi dove possibile. Terzo: fare grande attenzione al prezzo. Gli ultimi dati della vendita all’ingrosso ci dicono che un extravergina costa orientativamente sui 5 euro al chilo. Trovarlo sugli scaffali a 3 euro potrebbe significare minore qualità. Si tratta di semplici attenzioni e consigli da suggerire ai consumatori più oculati – conclude Cresti –, non vogliono certo essere dei riferimenti assoluti. Certo è che necessario prendersi un po’ di tempo e valutare con più calma la scelta che si fa al momento dell’acquisto, senza farsi guidare dalla fretta e dalla mancanza di tempo».

Articolo precedenteNo alla Buona Scuola. Concime a Palazzo Panciatichi, 200 studenti in corteo a Firenze
Articolo successivoIl ritrovamento. Cadavere di donna a Massa Marittima, accertamenti su scomparsa nel grossetano