Estate, l’allerta è massima per prevenire gli incendi e fare un bilancio della situazione in Italia. E così si scopre che è Cosenza con 622 roghi la provincia piu’ ‘calda’ sul fronte degli incendi secondo l’analisi condotta dalla Forestale sui dati dell’ultimo triennio (2007-2009) e presentata questa mattina.


La classifica – Dall’indagine e’ emerso che su 86 province controllate, escluse quelle delle Regioni a statuto speciale, ben il 75% degli incendi si e’ concentrato prevalentemente in 26. Dopo la provincia di Cosenza seguono Salerno con 475 incendi, Avellino con 268, Catanzaro con 258, Reggio Calabria con 221, Potenza con 199, Latina con 187, Benevento con 177, Crotone con 144, Caserta e Foggia con 134, Bari con 129, Frosinone con 118, Genova con 111, Napoli con 106, Lucca con 105, Imperia con 104, Roma con 97, Taranto con 90, Campobasso, Matera e Firenze con 86, seguono Lecce con 77, Massa Carrara e Perugia con 73 e Torino con 71. Dall’analisi e’ emerso inoltre che i roghi si verificano nel 67,5 per cento dei casi dalla seconda settimana di luglio alla seconda settimana di settembre e che le fiamme, secondo calcoli statistici, si sviluppano durante le prime ore del pomeriggio.


Il Niab – Per stringere il cerchio intorno agli incendiari italiani, presso la Centrale Operativa Nazionale del Corpo forestale dello Stato e’ stata attiva una nuova postazione, dedicata agli 007 del Nucleo Investigativo Antincendio Boschivo (Niab). Gli agenti del Niab saranno impegnati a coordinare e ottimizzare a livello provinciale la comunicazione tra le pattuglie investigative e le squadre antincendio boschivo che operano sul posto. Altre postazioni saranno attivate presso le Centrali Operative Regionali e nelle province maggiormente colpite dagli incendi.


Incendi in diminuzione – Nell’ultimo triennio i dati relativi agli incendi sono positivi facendo registrare una diminuzione del fenomeno che, tuttavia, resta un fenomeno ciclico che ogni 4-5 anni esplode, gli ultimi picchi si sono avuti nel 2003 e nel 2007. Quest’anno c’e’ stata una grossa diminuzione, gli incendi si sono dimezzati (-50 per cento) e anche la superficie percorsa e’ diminuita del 60 per cento”. A fotografare la stagione in corso il direttore divisione terza (protezione civile e pubblico soccorso) della Forestale, Mauro Capone: ”Si e’ trattato di una stagione particolare da un punto di vista meteorologico e questo ha sicuramente ritardato il periodo clou degli incendi boschivi. Questo pero’ non vuole che si tratta di un’annata favorevole, potrebbe essere semplicemente che il momento critico si e’ solo spostato piu’ avanti anche perche’ le stesse piogge hanno aumentato la vegetazione. Insomma – ha concluso – certo non abbassiamo la guardia”. In particolare, dai dati provvisori della Forestale (dal 1 gennaio al 15 luglio) si evince che nello stesso periodo del 2009 ci sono stati 1.531 incendi, numero che scende a 727 nel 2010. L’area boscata andata in fumo lo scorso anno era di 3.253 ettari contro i 1.352 di quest’anno. E ancora: nel 2009 colpiti dagli incendi sono stati 5.311 ettari di area non boscata contro i 1.534 del 2010 (-70 per cento) per un totale di 8.564 ettari nel 2009 e 2.886 nel 2010 (-70 per cento).


L’identikit dell’incendiario – Ha 49 anni, abita a due chilometri dal rogo, e’ legato all’ambiente rurale e pastorale, e, soprattutto nelle zone del Sud, viene in contatto con ambienti di marcata illegalita’. Il presunto movente e’ di tipo economico (nella meta’ dei casi), ma agisce anche per vendetta o per disagio. E’ il ”criminal profile” di chi appicca roghi con dolo tracciato dal Corpo Forestale dello Stato, la cui attivita’ di ”intelligence” ha portato all’arresto negli ultimi tre anni di 34 persone e alla denuncia di altre 1.300. ”Il 65 per cento degli incendi e’ di natura dolosa, mentre quelli dovuti a colpa sono il 20 per cento, e i dubbi il 15 per cento”, spiega il responsabile del Niab, la struttura investigativa antincendi della forestale, Angelo Marciano, ”la maggior parte di quelli dolosi e’ legato alla pastorizia o al bracconaggio: si da’ fuoco ai campi o al sottobosco, poi le fiamme si propagano, e’ per questo piu’ giusto parlare di dolo eventuale, ed e’ su questi che occorre agire facendo prevenzione”. Mentre ”i veri piromani, quelli che soffrono di mitomania, sono solo il 3 per cento.


Appello agli agricoltori – Durante l’estate ”fermate le pratiche agricole come la bruciatura dei residui vegetali, la ripulitura di terreni incolti, la bruciatura di residui di potatura e stoppie, perche’ all’origine di un grande incendio ce n’e’ sempre uno piccolo”. L’appello agli agricoltori arriva dal Niab. ”Da una parte – ha spiegato – ci sono gli incendi dolosi riconducibili a piromani, incendiari e le pratiche condotte dagli allevatori. La pastorizia causa un quarto degli incendi perche’ vengono bruciati i pascoli per rinnovarli, poi c’e’ il bracconaggio per cui si bruciano i boschi per far spostare la selvaggina e infine la raccolta dei prodotti del sottobosco, per esempio gli asparagi crescono meglio dopo un incendio”. Ma a fronte di questo ci sono gli incendi colposi, ”quelli riconducibili alla negligenza e all’imperizia, spesso origine di incendi piu’ di quanto ci si aspetta. E allora il nostro appello e’ questo: ‘Fermate queste pratiche agricole nei mesi estivi piu’ a rischio”.


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