Galileo Chini, ‘Il Cancello (Il voto di quelli che non ebbero tomba )’ (1916)

PISA – Inaugurata a Palazzo Blu la Sala del Novecento, allestita all’interno della dimora storica.

La sala rappresenta una iniziativa di valorizzazione e di rivalutazione di artisti legati e attivi a Pisa, nel secolo scorso e di riscoperta di un periodo storico meno conosciuto dall’opinione pubblica e talvolta trascurato dalla critica. Il nuovo allestimento presenta al pubblico opere già presenti nelle collezioni della Fondazione Pisa, raccolte e posizionate ex novo nella sala e propone anche tre nuove acquisizioni, sempre di importanti artisti del ‘900, più una quarta opera dell’800.

Le opere che fanno il loro ingresso a Palazzo Blu e che sono esposte per la prima volta sono Veduta. Le Apuane dalla Marina di Pisa’ (1901) di Guglielmo Amedeo Lori, ‘Il Cancello (Il voto di quelli che non ebbero tomba )’ (1916) di Galileo Chini e ‘La scimmia’ di Spartaco Carlini. A questi si aggiunge un dipinto di Karl Marko (figlio), ‘Caprona, figure sull’Arno’ una veduta di Caprona, opera ottocentesca che sarà esposta nella Sala da Gioco.

GALILEO CHINI E PISA

La biografia artistica di Chini (Firenze 1873 – 1956) s’intrecciò varie volte con Pisa, a partire da quando nel 1901 dipinse nella chiesa di S. Francesco. Nel 1907 collaborò col pisano Ferruccio Pizzanelli nella decorazione della Sala del Sogno alla Biennale di Venezia. Nel 1922 il laboratorio Chini di Borgo San Lorenzo eseguì le vetrate della nuova Aula Magna della Sapienza. A partire dal 1926 iniziò a dipingere le pitture murali in palazzo Vincenti, allora sede della Camera di Commercio, aventi per soggetto episodi della storia di Pisa. Infine, nel 1941 realizzò una ‘Veduta della piazza del Duomo’ di Pisa.

Nella Sala del Novecento sono esposte più opere dell’artista. Un paravento a quattro pannelli firmato in basso a sinistra (1914-15 ca) dal titolo di Onde, damigelle di Numidia e scorfano, che rievoca quel gusto per la cultura orientale, assai spesso ripresa nell’ambito della pittura europea, che l’artista aveva apprezzato di persona nel suo appena precedente soggiorno in Siam. Il telaio in ferro che sostiene i quattro pannelli è un lavoro contemporaneo dell’artista Roberto Fallani.

Poi la vasta tela, che oggi viene svelata per la prima volta – Il voto di quelli che non ebbero tomba – che, assieme ad un dipinto analogo custodito presso gli uffici del Presidente della Repubblica, rievoca i caduti della prima guerra mondiale. Si tratta di un’opera importante, perché documenta le suggestioni subite dal Chini dalla pittura divisionista. Inoltre nella sala sono presenti tre vasi in maiolica policroma, elegantissimi, che documentano l’altissima qualità della produzione dei Chini nella manifattura delle Fornaci di San Lorenzo, fondata nel 1906.

L’ARTE A PISA NEL NOVECENTO

Nella sala, oltre a Galileo Chini, sono raccolte opere di alcuni tra i più rappresentativi artisti pisani del secolo scorso, a partire da Amedeo Lori, che fu uno dei protagonisti del divisionismo toscano. Umberto Vittorini e Salvatore Pizzarello furono invece i più significativi esponenti di un orientamento rivolto alle correnti espressionistiche, anche di tradizione mitteleuropea.

Ferruccio Pizzanelli, non estraneo in gioventù alla pittura di Moses Levy, è rappresentato nella sala da un dipinto di un momento successivo, interprete del cosiddetto ritorno all’Ordine e allo studio delle salde forme toscane quattrocentesche.

Spartaco Carlini è presente con un’opera che lo racconta in pieno, come pittore incline ad una lingua talvolta visionaria, una cifra espressionistica densa di umori onirici e surreali. Gino Bonfanti invece indagò temi paesaggistici.

Di Fortunato Bellonzi è esposta una tela che ne ricorda la giovanile attività pittorica, prima di essere abbandonata per la scelta di diventare segretario della Quadriennale di Roma, che riveste un notevole interesse perché ricorda come a Pisa si fosse costituito un nucleo interessante di pittori futuristi.

Mino Rosi, eclettica figura d’intellettuale versato in molte arti, e organizzatore culturale, si dedicò a lungo alla pittura, e nel secondo dopoguerra non disdegnò di misurarsi con quella francese di primo Novecento, come nella tela presente a Palazzo Blu.

Quanto a Giuseppe Bartolini, è tuttora uno dei più grandi artisti pisani contemporanei, la cui ricerca in bilico tra iperrealismo e suggestioni metafisiche si configura come uno dei capisaldi della pittura di figura degli ultimi decenni. Da segnalare poi un vaso della manifattura Richard Ginori di Doccia, realizzato sotto la direzione artistica di Gio Ponti: un’urna detta “lancesca” in omaggio all’architetto Emilio Lancia.

L’interesse di Palazzo Blu non si rivolge però soltanto a un passato più o meno lontano. La cultura e l’arte sono infatti i prodotti della società nella sua continua evoluzione e allo “ieri” del Novecento abbiamo voluto dedicare una sala nell’esposizione permanente, con alcuni artisti che hanno operato a Pisa nel secolo scorso.

Grazie agli ultimi importanti acquisti della Fondazione Pisa è stato possibile costruire un itinerario che presenta i primi decenni del secolo con il divisionismo di Amedeo Guglielmo Lori, il Liberty di Galileo Chini, straordinario ed eclettico artista che ha lasciato nella nostra città importanti affreschi e decorazioni e il simbolismo onirico di Spartaco Carlini. Il percorso continua poi con il futurismo littorio di Fortunato Bellonzi e il ritorno ad una figuratività più tradizionale di Pizzanelli, Pizzarello e Bonfanti, per finire con la contemporaneità della splendida tela di Giuseppe Bartolini”.