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Giovani senza idee, adolescenti senza voglia di fare, ragazzi e ragazze che non riescono a trovare il loro posto nel mondo. E’ la fotografia con cui più volte e da più parti è stata etichettata la generazione del nuovo Millennio.

Ma è davvero così? In una città come Siena da sempre rappresentata come un’isola felice da qualche mese si sta assistendo al diffondersi di episodi di violenza giovanile fatta di botte, rapine, atti vandalici. Un vero e proprio shock per la città che porta gli adulti ad interrogarsi stimolando un dibattito promosso dal Comitato di Partecipazione della Società della Salute Senese.

«E’ un fenomeno adolescenziale, ragazzi e ragazze che attraversano la fase più turbolente della vita, in cui non si sa se essere carne o pesce – spiega Fabio Mugnaini, docente di Antropologia culturale e storia delle tradizioni popolari Università di Siena – Questi ragazzi ci hanno fatto capire che non sanno cosa vogliono essere e cosa vogliono diventare e non sanno cosa può offrire loro la città di cui hanno cercato di impadronirsi. E questo non saperlo si ribalta sulle generazioni adulte e sulle politiche giovanili che devono riflettere sui modelli, molto contradditori, che abbiamo dato a questi ragazzi: da una parte la priorità assoluta ai beni di consumo, dall’altra la costrizione a vivere in un regime di perdurante proibizionismo. E poi abbiamo dato cattivi maestri e cattivi come l’uso della violenza che è diventato un modo di essere come modo di vestire. E vestirsi di modi violenti ci sta mettendo sotto scacco. Quello che è successo a Siena non va giustificato ma va affrontato come un problema che ci segnala un’esigenza collettiva e alla collettività va data una risposta in termini di politica di accoglienza.

I numeri del disagio giovanile

A fornire alcuni numeri per meglio inquadrare i fenomeni della violenza giovanile il sociologo Andrea Bilotti: «Gli adolescenti di oggi passano 2 ore al giorno davanti alla tv, 2 ore e mezza in chat e 2 ore e 40 ai video giochi (Fonte Istituto degli Innocenti 2020). Il 68% degli adolescenti in Italia è stato testimone di bullismo, lo ha vissuto o lo ha visto con i propri occhi, 1 su 4 è vittima di bullismo e di questi 1 su 3 è ragazza. L’ultimo Rapporto Invalsi dice che il 24% dei 15enni in Italia non ha le competenze di base di cittadinanza, se legge un testo non sa trarne un contenuto che abbia senso. L’Italia è il Paese europeo con il più alto tasso di giovani Neet, giovani che non studiano e non lavorano. Tutti dati che ci fanno dire che l’Italia ha una questione giovanile aperta, e la Toscana sta nella media italiana. L’Italia si è dimenticata dei ragazzi, e il nostro territorio non sta facendo abbastanza, i ragazzi stanno male, vivono relazioni mediate dalla rete, si drogano e non hanno spazi fisici per poter stare in relazione con gli adulti e tra pari».

Il ruolo delle Contrade

Una realtà difficile da accettare per una città come Siena, dove per generazioni si è pensato che le 17 Contrade potessero in qualche modo fare da scudo alla deriva giovanile, al canto delle sirene che nel resto d’Italia può portare alla deriva i suoi giovani. «La Contrada ha fatto tanto e tanto sta facendo – spiega Mugnaini – ma hanno da fare le loro cose. Non è più come 30 anni fa e anche se la Contrada si è sforzata di vivere in questo tempo e nelle modalità che questo tempo richiede, ha diminuito la sua capacità di controllo del territorio perché la città si è estroflessa. I 5 comuni che fanno da cornice a Siena sono cresciuti perché è aumentata la pressione che il capoluogo non è riuscita ad assorbire e così la famiglia senese che va ad abitare a Pianella porta i figli in contrada ma quei ragazzi vivono la periferia. E Siena e quei comuni che risposte hanno dato? C’è un difetto di risposte, non ci sono teatri, luoghi dove fare musica; i ragazzi che vengono a studiare dicono che senza la Corte dei Miracoli non saprebbero dove andare. E allora si rifugiano all’ombra del Tartarugone dove sono indisturbati».

Verso nuove alleanze educative

Una panoramica con tante ombre su un futuro quanto mai incerto a causa della pandemia. E allora dove trovare le risposte tanto agognate dai giovani di oggi? «Si fa presto a puntare il dito e chiamare in causa i genitori e le società di contrada che da soli non possono fare granché  – sottolinea Bilotti – Servono nuove alleanze educative, il patto intergenerazionale ha fallito, servono nuove reti in grado di accogliere i nuovi linguaggi dei ragazzi. Serve la politica che riesca a guardare oltre il proprio ombelico». Politica ma anche il complicato mondo dei social, tanto amato dai ragazzi quanto odiato dagli adulti. «Dobbiamo tutti formarci sull’ uso dei social – aggiunge il sociologo – , non solo i genitori che presumono di avere controllo quando guardano le chat dei figli. Deve essere uno spazio di relazione».

Il ruolo della scuola per giovani consapevoli

E poi il ruolo della scuola, sempre al centro di polemiche, ma pilastro fondamentale per la formazione di ogni generazione: «La scuola va coinvolta – aggiunge Mugnaini –  e spesso gli insegnanti che non vediamo sono impegnati a far sì che il fenomeno della dispersione sia limitato, lavorano e tengono gli adolescenti nella parte giusta. La scuola sta facendo molto e può fare ancora di più. Ma poi c’è la responsabilità della politica: in una città come Siena, per esempio, perché non fare un censimento degli spazi vuoti presenti in città? Noi non conosciamo per niente la capacità di autogestione di questa generazione. E non possiamo perdere l’opportunità di conoscerla». «Dobbiamo dare fiducia a giovani che non si sono sperimentati perché non hanno avuto occasioni – conclude Bilotti – , stanno sul divano davanti a tv e videogiochi. In questo territorio ci sono tante energie che a volte si sovrappongono e non si riesce a creare un ecosistema per costruire insieme. Serve una regia complessiva, la politica deve tenere insieme e fornire una visione e uno spirito comune. Poi chiederemo ai giovani di fare loro parte».