«Vogliamo riappropriarci di questa città, sfileremo pacificamente per la città toccando i luoghi simbolo di Arezzo». A dirlo Letizia Giorgianni, presidente dell’Associazione Vittime del Salva-Banche presentando il corteo dimostrativo degli ex obbligazionisti azzerati di Banca Etruria in programma ad Arezzo giovedì .
Le tappe Per questa “passeggiata per Arezzo”, è previsto l’arrivo di manifestanti da tutta Italia. «Partiremo dal Comune, simbolo della politica assente, o compiacente, di questi tempi – ha aggiunto Giorgianni. Poi ci sposteremo in Cattedrale dove non sono mancate le denunce delle autorità ecclesiastiche. Poi scenderemo in Prefettura, per sollecitare lo svolgimento delle pratiche di legge e l’arrivo dei tanto decantati decreti. Infine approderemo nella sede di Banca Etruria in Corso Italia. La banca del territorio che ha mandato a morire migliaia di famiglie ed esercizi del territorio. Banca Etruria è Arezzo. E la città, anche se è stata fatta a pezzi dalla sua banca, senza questa è finita».
«Aspettiamo i decreti ma non basteranno» Di questo avviso è Pietro Ferrari, presidente di Federconsumatori Arezzo, che giovedì parteciperà al corteo: «Vogliamo una soluzione equa x tutti i coinvolti, non si può lasciare indietro nessuno. Il viceministro Enrico Morando parla di decreti. Noi li aspettiamo. Vediamo come saranno. Bene che salvaguardino i risparmiatori danneggiati al di sotto dei 100mila euro, ma gli altri? Poi, dato che il Decreto Salva-Banche è entrato a far parte della Legge di Stabilità, non so se basterà un semplice decreto, o più decreti per modificarlo. Ci vorrà un iter parlamentare sostanzioso». «Si è palato di un rimborso di 100 milioni, 200 o 300 milioni – ha aggiunto Ferrari –. Se ne sono sentite di tutti i colori, ma ancora nulla di fatto. Si parlava di arbitrato, Poi di rimborsare tutto a tutti, Ora non si sa più se sarà così. Si parla di una cosa mista. Siamo di fronte alla politica degli annunci quando ci sarebbe bisogno di fare. Il Governo ha avuto numerosi contatti con la Comunità Europea per stabilire i limiti e i margini entro i quali tirar fuori questo procedimento. Vediamo quale strumento legislativo utilizzeranno». «Domani è un giorno importante – ha dichiarato Ferrari riferendosi ad un appuntamento cruciale nella vicenda giudiziaria di Banca Etruria, che vede gli ex dirigenti dell’istituto coinvolti con l’ipotesi di bancarotta fraudolenta. «Il Gip si dovrà pronunciare sull’ammissibilità come parte civile di una serie di associazioni e di persone. Se sarà decretata l’ammissibilità e fissata la prima udienza si parlerà di omissione di vigilanza, di truffa e di tante altre questioni spinose». Dal canto suo, l’Associazione Vittime del Salva-Banche ha scelto di non costituirsi come parte civile in questa vicenda giudiziaria. Il presidente Giorgianni ci spiega perché: «Come associazione non abbiamo ancora dato mandati contro Banca Etruria. Ancora vogliamo capire quali saranno i parametri dei nuovi decreti. Poi se lo riterremo opportuno, i nostri legali agiranno. Abbiamo dato libertà ai singoli associati di denunciare e, all’occorrenza, li abbiamo sostenuti. L’Associazione ha piena fiducia nella giustizia e vuole che sia resa giustizia ai risparmiatori truffati».
«Vogliamo un altro Atlante». È di poche ore fa la notizia della nascita di Atlante, un nuovo fondo salva-banche lanciato da Quaestio Sgr. Come il Titano Atlante sostiene sulla sua testa il peso del cielo, questo Fondo d’investimento alternativo (Fia) nasce per sostenere la ricapitalizzazione delle banche italiane e favorire la cessione delle sofferenze del sistema. Atlante è a disposizione di investitori istituzionali, banche, assicurazioni, fondazioni bancarie e Cdp. Nella nota diramata dalla società di gestione Quaestio si legge che il primo obbiettivo è “assicurare il successo degli aumenti di capitale richiesti dall’Autorità di Vigilanza a banche che oggi si trovano a fronteggiare oggettive difficoltà di mercato, agendo da back stop facility” e il secondo sono le sofferenze. Il fondo, promosso dal governo ma con risorse private, ha già visto candidarsi la Banca Popolare Vicenza e Veneto Banca, ma non solo. Sulla gestione delle sofferenze si concentra proprio la richiesta di Giorgianni: «Tramite la vendita delle Bad Bank istituiamo un fondo destinato ai risparmiatori ai danneggiati. Questo si può fare, non lo vieta l’ Unione Europea. Ben vengano i decreti che vanno a tutelare fasce più deboli. Ma quello che ci vuole è l’istituzione di un Fondo extra governativo che non invalidi la finanza statale. Si parla tanto di Atlante del Mef. È un fondo spontaneo. Che se ne faccia un altro. Sono tante le banche in sofferenza. Noi siamo state le prime cavie di questo sistema fallimentare, ancora prima che entrasse in vigore il bail-in».