capuano-okokokIl mondo del calcio italiano mostra ancora una volta il suo volto omofobo. Ezio Capuano, vulcanico allenatore dell’Arezzo, dopo la sconfitta di domenica contro l’Alessandria è incappato in parole infelici che non potevano passare inosservate. Il quarantanovenne, già famoso in passato per aver bestemmiato in conferenza stampa, è sbottato ai microfoni di Groove Radio con frasi omofobe e sessiste. Parole che in privato o al chiuso di uno spogliatoio purtroppo non è raro sentire, ma che pronunciate in pubblico davanti ai giornalisti acquistano una gravità esponenziale.

La dichiarazione «Prendere gol in superiorità numerica al 90’ è vergognoso, non lo accetto. Se avessi perso in maniera diversa non avrei detto nulla, però in campo le checche non vanno bene. In campo devono andare gli uomini con le palle e non le checche in mezzo al campo. Eravamo due contro uno e si poteva puntare l’esterno… ma va a c..are va! Montini deve andare a lavare i panni». Affermazioni di questo tipo non potevano passare inosservate e non scatenare una bufera nell’opinione pubblica. La stampa e il mondo dello sport si sono indignati per parole come queste che, consapevolmente o meno, perpetuano lo stereotipo dell’omosessuale come persona effeminata priva di mascolinità, e l’immagine sessista delle “donnette che fanno il bucato”.

La reazione dell’universo LGBT Cristina Betti, presidente di Arcigay Arezzo ha dichiarato: «Sono gravissime le esternazioni dell’allenatore dell’Arezzo Eziolino Capuano di domenica scorsa,  a margine della sconfitta della propria squadra. Gli insulti di stampo omofobico non sono più tollerabili, né tantomeno giustificabili da momenti di ira. L’uscita ignorante e sessista di Capuano purtroppo mette in luce quanta omofobia sia ancora presente nel calcio italiano, trattandosi dello sport per eccellenza più praticato e seguito da giovani e meno giovani, sempre sotto i riflettori dei media, questo episodio assume una gravità ulteriore ed è assolutamente da condannare».

Capuano: dopo le accuse le scuse pubbliche Accortosi del danno fatto, e del caso nazionale scatenato, il tecnico tenta di smorzare i toni della polemica chiedendo pubblicamente scusa. «Se qualcuno si è offeso per la mia espressione che le checche non possono giocare al calcio, chiedo sinceramente scusa, ma non era assolutamente mia intenzione avercela con i gay e tantomeno offenderli. Purtroppo ero arrabbiatissimo – spiega Capuano – al termine di una partita persa in modo assurdo, per un errore inconcepibile nei minuti finali della partita. Volevo dire che il calcio è un gioco dove bisogna lottare, per checche intendevo giocatori che mollano troppo presto, non era assolutamente riferito agli omosessuali. Io rispetto tutti, ci mancherebbe altro. Ero troppo arrabbiato per aver perso in quel modo, è il mio carattere, a volte in certe circostanze si possono dire frasi per cui si può essere fraintesi. Francamente non pensavo di provocare la reazione di qualcuno, mi dispiace veramente».

L’invito di Arcigay a Capuano «Anche se le parole di Capuano sono state ‘ritrattate’ o ‘giustificate’ dallo stesso -dichiara il presidente di Arcigay Arezzo Betti – sono state ormai pronunciate e di sicuro hanno colpito e ferito la sensibilità dei molti atleti omosessuali, ma anche di quelli eterosessuali che credono che in campo, come nella vita, le differenze siano una ricchezza e che lo sport possa essere strumento di unione e di condivisione al di là dell’orientamento sessuale, del genere, della razza e così via. Chimera Arcobaleno sta portando avanti da due anni il progetto ‘Play Pride’ insieme al comitato provinciale Uisp, una campagna di sensibilizzazione contro l’omofobia e tutte le discriminazioni nello sport, che si è realizzata attraverso tornei di volley, calcio e rugby giocato, ma anche tavole rotonde, incontri e momenti di riflessione ai quali l’allenatore Capuano è invitato a partecipare in futuro affinché gli ‘addetti ai lavori’ e i professionisti del calcio siano i primi a lanciare messaggi positivi».