«Una normativa che va contro qualsiasi criterio di equità fiscale, frutto di un mancato e necessario confronto e di un iter macchiato da ritardi e incomprensioni ma, soprattutto, un decreto che penalizza pesantemente gli agricoltori della provincia di Siena». Così il presidente dell’Unione Provinciale Agricoltori di Siena Giuseppe Bicocchi interviene sul decreto legge approvato il 23 gennaio in materia di Imu sui terreni agricoli che revisiona i criteri di esenzione sulla base di aree montane e collinari. Relativamente all’anno 2014, il termine per il pagamento dell’Imu è fissato al 10 febbraio, «ma la data ultima per la conversione del decreto in legge – spiega Bicocchi – è il 23 marzo. Per questo invitiamo I soci ad attendere nel pagamento contando poi sul “ravvedimento operoso” con un tasso di interesse dello 0,5% e una sanzione del 3,75% dell’imposta dovuta. Rivolgiamo questo invito perché siamo fiduciosi e soprattutto ci batteremo nelle sedi e con i metodi opportuni affinché questo decreto assurdo ed iniquo non diventi legge. Il Governo – conclude il presidente dell’Unione Provinciale Agricoltori di Siena – non può rimanere sordo e indifferente al grido delle associazioni e anche di alcune istituzioni di un territorio, quello senese, che è sinonimo e simbolo di quella agricoltura conosciuta nel mondo come esempio di produzione, occupazione e qualità agroalimentare».
«L’esenzione basata sulla classificazione Istat delle aree montane – evidenzia il direttore dell’Unione Provinciale degli Agricoltori di Siena Gianluca Cavicchioli – è addirittura peggiorativa rispetto al criterio altimetrico indicato nel precedente decreto legge e crea delle vere e proprie assurdità nel territorio senese. Non solo, dal 2015 i comuni dove pagheranno tutti gli agricoltori, compresi i Coltivatori Diretti e gli Imprenditori Agricoli iscritti all’Inps, passeranno da 7 a 21. Rischiamo che tutti i contributi della Pac ritornino nelle casse dello Stato sotto forma di prelievo fiscale andando a mettere in serio pericolo la sopravvivenza dell’imprenditoria agricola. Diventano inutili allora i proclami sugli incentivi all’occupazione, quello che chiediamo è che le aziende siano messe nella condizione di creare posti di lavoro».