Aziende toscane sotto lo scacco del Patto di Stabilità e creditrici per oltre 4 miliardi di euro nei confronti del committente pubblico. Stremate dalla crisi, non sono più in grado di “fare da cassa” agli enti pubblici e la stessa pubblica amministrazione non è più in grado di reggere i vincoli che impediscono di effettuare lavori e pagamenti anche agli enti virtuosi. Per questo parte dalla Toscana parte la richiesta di revisione del Patto di stabilità. A chiederla sono il direttore CNA Toscana Saverio Paolieri e il presidente Anci Toscana Alessandro Cosimi.
La denuncia «Senza una revisione del patto di stabilità – dicono -, anche le misure del decreto sviluppo servono a ben poco. Con le nuove norme, infatti, è possibile sbloccare il passato, ma per il presente e il futuro la situazione si prospetta ancora più rigida. È necessario quindi scorporare la spesa per gli investimenti dal Patto di stabilità, per evitare che il problema resti aperto e si ripresenti fra un anno al massimo».
I ritardi nei pagamenti da parte della PA Nel 2011 sono state 843 le imprese toscane a chiudere per fallimento, ovvero 23 ogni 10.000 imprese attive. Circa un terzo di tali fallimenti è riconducibile ai ritardi dei pagamenti da parte delle PA, ritardi che negli ultimi anni hanno subìto una forte impennata: 180 giorni nel 2011, 128 giorni nel 2009. Molti enti disporrebbero delle risorse per far fronte ai pagamenti delle ditte fornitrici e appaltanti, ma tuttavia sono bloccati dal Patto di stabilità interno, che li obbliga a diluire i pagamenti nel tempo per gli interventi finanziati da mutui o prestiti. Ad oggi, il 73% degli enti pubblici italiani paga oltre la scadenza contrattuale, e l’Italia si configura così come il peggior pagatore in Europa, seconda solo alla Grecia; in Germania il tempo medio di incasso presso le PA è di 35 giorni mentre in Francia è di 64 giorni.
Verso l’uccisione del malato «Noi stiamo dalla parte delle imprese e dei lavoratori: non c’è un Comune che non paga volontariamente i propri fornitori». Questo il commento di Cosimi. «Siamo costretti a tempi lunghi dal Patto di Stabilità e dai continui tagli governativi che si abbattono in rapida successione sugli enti locali, anche su quelli che hanno risorse in cassa. Da sempre l’Anci chiede che venga data la possibilità ai Comuni che hanno fondi di pagare le imprese e di fare investimenti. In questo ci sentiamo di poter dire che la politica dei tagli lineari e indiscriminati, che per adesso sembra essere l’unica via praticata, è la cura che ucciderà il malato. Per questo chiediamo chiedere un immediato cambio di rotta. Altrimenti dalle prossime settimane saranno a rischio, oltre che gli investimenti e i pagamenti alle imprese, gli stessi servizi di base erogati dai Comuni!»
Sotto scacco «In Toscana si rischia, nel giro di un paio di anni, di vedere tutti gli enti territoriali, aziende controllate, sotto scacco del Patto di stabilità con ulteriore peggioramento della situazione per le imprese creditrici– dichiara Paolieri – Il controllo del debito pubblico è necessario, ma bisogna evitare che le imprese falliscano per questo. La Regione nel triennio 2009-2011 ha liberato 217milioni di euro di pagamenti per gli enti locali, una goccia nel mare dei 4 miliardi bloccati in Toscana, ma comunque una misura importante; dal 2013 sarà possibile definire un Patto di Stabilità Regionale (esclusa la sanità), concordando con lo Stato gli obiettivi di finanza pubblica regionale e degli enti territoriali. Sarebbe un passo significativo ma non risolutivo: occorre, anche in fasi progressive, escludere dal Patto gli investimenti per poi arrivare ad una nuova articolazione del Patto che lasci le spese per investimenti produttivi fuori dai vincoli secondo il principio della golden rule ossia la necessità di trattare diversamente la spesa in conto corrente e in conto capitale».
Le proposte CNA Toscana e Anci Toscana propongonoche nella prima fase siano esclusi dai vincoli del Patto adeguamenti sismici edifici pubblici/infrastrutture; adeguamenti a normative sull’efficienza energetica degli edifici pubblici; interventi di messa in sicurezza del territorio (idrogeologici); costruzione di nuovi edifici pubblici con certificazione energetica A; costruzioni di nuovi edifici pubblici in aree con rischio sismico e idrogeologico elevato con elevati standard di sicurezza; interventi infrastrutturali a favore dell’ambiente; investimenti per ridurre il digital divide (banda larga).