Avrebbero favorito a vario titolo l’immigrazione irregolare su suolo italiano. Per questo 19 persone sono state raggiunte da ordinanze di custodia cautelare (una in carcere, le altre ai domiciliari) e da 5 misure interdittive nelle province di Pistoia, Prato, Lucca, Pisa, Firenze e Roma. Tra loro anche due impiegati del Comune di Pistoia e un ex poliziotta. Ad emettere i provvedimenti il Gip di Pistoia. Tra i reati contestati il procurato ingresso illegale e l’agevolazione della permanenza nel territorio dello Stato di più di 200 cittadini stranieri, in prevalenza provenienti dal Pakistan, corruzione, violazione del segreto d’ufficio, traffico di influenze illecite, riciclaggio, truffa ai danni dello Stato, falso ideologico e materiale, furto, omissione di atti d’ufficio e cessioni di sostanze stupefacenti. Altre 240 persone sono state denunciate in stato di libertà nell’ambito dello stesso procedimento.

Un imbianchino pakistano la mente Secondo quanto ricostruito dalle Forze dell’ordine, la mente di tutto il sistema per il rinnovo dei permessi di soggiorno era un pachistano, finito in carcere, titolare di una ditta di imbiancatura di Pistoia: 200 i procedimenti risultati irregolari, relativi a pachistani, i più, ad afgani, albanesi e marocchini abitanti in Italia e in altri paesi dell’Ue che in cambio avrebbero pagato fino a 1500 euro per un permesso e 8.000 per il ricongiungimento familiare. Soldi che l’uomo investiva acquistando immobili e terreni in Pakistan.

Nei guai anche due impiegati del Comune e un ex poliziotta Ad insospettire gli investigatori l’afflusso da fuori città alla Questura di Pistoia per il rinnovo delle pratiche, da dicembre 2015, di decine di pachistani, tutti assunti come imbianchini dall’uomo finito in carcere, da fuori città. L’inchiesta ha portato anche al divieto temporaneo dell’esercizio della professione per un commercialista di Montecatini e una ragioniera consulente del lavoro di Agliana. Coinvolto anche un revisore contabile con studio a Pistoia e Montecatini. Il pachistano arrestato si sarebbe avvalso dei tre professionisti per realizzare la falsa documentazione da allegare alle istanze. Altri italiani dichiaravano falsamente l’ospitalità o di avere alle loro dipendenze gli stranieri. I due impiegati sono coinvolti in filone parallelo delle indagini. Per loro l’accusa è truffa ai danni dello Stato, per assenze ingiustificate dal lavoro molte delle quali sarebbero avvenute per andare a comprare cocaina che poi consumavano in ufficio, riporta una nota della Polizia. L’ex poliziotta coinvolta, oggi in pensione, si ritrova nell’inchiesta perché aveva lavorato all’ufficio immigrazione della Questura pistoiese. Sospeso invece dal servizio un impiegato della Prefettura di Pistoia.

 

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