Il modello di accoglienza toscano funziona, e ora è pronto ad affrontare, se richiesto, l’eventuale “emergenza” dell’arrivo dei profughi di guerra dalla Libia.
La situazione – “La quota concordata per la Toscana con il Ministero degli interni è di circa 3500 persone, sulle 50mila previste da distribuire in tutto le regioni, che godranno di uno status particolare e riconosciuto da precise norme internazionali – ha affermato il presidente Enrico Rossi incontrando con l’assessore al sociale Salvatore Allocca gli amministratori dei Comuni grandi e piccoli e delle Province che hanno rappresentato, con il volontariato, la struttura portante del sistema ricettivo dei 500 migranti tunisini accolti in Toscana -. L’esperienza in corso consiglia una distribuzione ancora più diffusa sul territorio nel rispetto delle diverse caratteristiche locali, dalle dimensioni comunali alla collocazione territoriale. Occorre considerare che la tipologia degli arrivi sarà molto diversa dall’attuale; sono previsti interi nuclei familiari, una suddivisione per fasce d’età più ampia, più bambini, più anziani, più donne. Ma sono convinto che sapremo rispondere con efficacia anche a questa nuova prova”.
L’indifferenza delle altre regioni – Rossi ha ringraziato gli amministratori per la disponibilità dimostrata e la rapidità con cui hanno saputo rispondere all’emergenza dell’arrivo dei migranti tunisini, in mezzo all’indifferenza di troppe altre regioni, che ancora non hanno accolto nessuno: “Tramite vostro – ha aggiunto – voglio naturalmente ringraziare anche i cittadini toscani, che non sono venuti meno anche in questa occasione al tradizionale senso di ospitalità, da sempre nota caratteristica della nostra terra”.
I progetti di integrazione – Nel corso dell’incontro è stato fatto il punto sulla situazione attuale dopo la distribuzione dei permessi di soggiorno per 3mesi+3mesi: quanti migranti hanno lasciato le strutture, quanti restano, quanti è previsto partano nei prossimi giorni. Comune è stata la considerazione, anche in vista del futuro, che occorra rafforzare la progettualità per corsi di lingua e di formazione da offrire soprattutto a chi intende restare, o anche valutare l’inserimento in progetti di lavori socialmente utili. “Credo che sia utile – ha concluso il presidente – la costruzione progettuale di percorsi di integrazione, che sono facilitati dalla distribuzione diffusa che abbiamo messo in campo, per dare un senso alla permanenza anche transitoria nella nostra regione. Ho investito l’assessore al lavoro e alla formazione Gianfranco Simoncini del problema, e sono certo che le risposte arriveranno rapidamente”.
Firenze
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