Da qualche anno in Toscana si festeggia l’abolizione della pena di morte ad opera del granduca Pietro Leopoldo. Il Granducato fu il primo stato al mondo, almeno questa è la vulgata. Prima ancora dello Stato Pontificio che, pare, la mantenne fino a poche ore dalla breccia di Porta Pia del 1870, fucilando alcuni disertori prima dell’ingresso dei bersaglieri.
Quest’anno un po’ d’imbarazzo deve aver colto gli organizzatori visto che si doveva festeggiare al contempo il Granduca «illuminato» ma anche il 150° dell’unità d’Italia, cioè la fine del Granducato stesso e la cacciata da palazzo Pitti del Granduca nipote, quel Leopoldo II che i fiorentini chiamavano Broncio o Canapone. Imbarazzo che si può ben manifestare in un programma di festeggiamenti sicuramente poco solenne e che è diventato poco più che un «buglione» di iniziative, per usare un’espressione toscana, anzi toscanissima.
Forse questa Festa, che non vuole essere la risposta toscana al federalismo festaiolo leghista e padano (il giro della padania, miss padania e altre amenità), comincia a dare qualche segno di stanchezza. Ed ha bisogno di nuovo slancio se vuole ancora essere una Festa e non passare solo come un vuoto appuntamento fisso cui si finisce per non dare né ricordare più il senso. Un po’ come certe feste e sagre paesane. Ma almeno là si mangia …
Ah, s’io fosse fuoco…