Stravince la casentinese Aruba. Fondata nel 1994, leader europeo nei servizi di web hosting, Pec, registrazione domini e dal 2011 cloud provider di primo piano a livello europeo (www.cloud.it), Aruba si è aggiudicata l’estensione .cloud, pronta con questo dominio ad affermarsi come nuovo operatore del mercato globale.
Uno scontro tra titani Per diventare registro ufficiale dei domini .cloud, Aruba ha dovuto lottare a suon di milioni con altri sei giganti del mercato tra cui Amazon, Charleston Road Registry (Google) e Symantec. «Siamo orgogliosi di esserci aggiudicati questo dominio di rilevanza globale – ha commentato Stefano Cecconi, amministratore delegato di Aruba -. Siamo leader sul mercato italiano da più di venti anni e investiamo nello sviluppo del cloud da ormai diversi anni. Con un network europeo di data center e sedi in Inghilterra, Germania, Francia, Italia, Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria, la nostra offerta Aruba Cloud guarda sempre più ad un’espansione mondiale: in Aruba pensiamo al cloud sempre meno come a un prodotto e sempre più come a una vision di lungo periodo». Ora la società di Arezzo dovrà creare un registro, l’authority dei domini .cloud, che diventerà operativa e stabilirà il contratto da stipulare con le società che vorranno offrire il dominio ai loro utenti. «Lasceremo due mesi di tempo ai marchi per fare richiesta di registrazione. Finito il periodo si entra nella fase in cui chiunque può chiedere il dominio e questo diventerà aperto. Per la prima fase il prezzo sarà di qualche centinaio di euro, nella seconda il dominio viene aggiudicato al migliore offerente», spiega Stefano Sordi, direttore marketing di Aruba.
Tutti lo vogliono. Ma cos’è il dominio .cloud ? Il dominio aggiudicatosi da Aruba è un’estensione da sempre molto ambita, non solo perché di grande rilevanza per tutti gli attori del mercato desiderosi di affermare la propria cloud identity, ma soprattutto perché il grande successo del cloud in tutte le sue accezioni ha di fatto reso l’estensione d’interesse generale, tale da essere ambita da chiunque. Soltanto in Italia il mercato della nuvola vale, secondo l’osservatorio Cloud & ICT as a Service della School of Management del Politecnico di Milano, circa 493 milioni di euro, con incrementi di spesa delle grandi imprese del 13% e del 16% per le Pmi.
Cifre da capogiro per l’unica italiana in gara Per vincere, Aruba ha dovuto spiazzare il mercato e gli altri interessati, offrendo più di tutti. «È l’unico dominio che abbiamo chiesto perché crediamo che il cloud sia sinonimo di web- ha spiegato Stefano Sordi -. Siamo l’unica società italiana che ha corso per un dominio pubblico, ma siamo anche orgogliosi del fatto che il cloud abbia a che fare con il nostro core business. Puntando sempre dritti alla meta: diventare un player mondiale sul mercato». E se non è dato sapere a quanto ammonti la cifra sborsata dall’azienda italiana per aggiudicarsi la nuvola, basti sapere che, in un’occasione analoga, Amazon ha pagato 4,6 milioni di dollari per il dominio .buy, battendo in questa ultima asta privata altri sette concorrenti tra cui Google. Secondo i bene informati la cifra pagata da Aruba si aggirerebbe intorno ai 10 milioni di dollari.
Il futuro Il prossimo step sarà il il Tld.cloud che rappresenterà un’ulteriore spinta all’espansione che questa tecnologia sta conoscendo ormai da diversi anni, infatti già oggi è riconosciuta come il maggior trend tecnologico in atto con aspettative, in termini di valore dei servizi basati sul cloud, di centinaia di miliardi di euro. Aruba, probabilmente unica società in Italia che creerà un registro per uno dei cosiddetti nuovi domini, così facendo sottolinea la sua forte propensione all’investimento e all’innovazione tecnologica. Ci aspetta un nuovo mondo, un futuro in cui internet e il cloud finiranno per identificarsi in un universo solo, semplificando le nostre esistenze. Almeno secondo la visione del nuovo colosso globale Aruba. Un colosso nato ad Arezzo.