Poi arriva quella mattina a Hong Kong, appena fuori dalla sontuosa stanza dell’albergo, a un piano altissimo di un grattacielo. Ti fermi davanti a uno degli ascensori da film di fantascienza, magari già pregusti una colazione non meno sontuosa. Ed ecco che ti arriva un signore cinese che sgrana gli occhi e ti scambia per Nicolas Cage. Ma come? Cosa c’entri con Nicolas Cage? Non gli assomigli nemmeno un po’.
Ed è a questo punto che scopro la questione terribile che vive tra le righe di quel che ha immaginato il cinese. Che non è vero soltanto che per gli occidentali i cinesi sono tutti uguali, ma è vero anche il contrario. Anche per i cinesi gli occidentali sono tutti uguali.
E’ solo la prima delle sorprese che ci racconta Francesco Piccolo in “Allegro occidentale”. Anzi Mister Piccolo: scrittore a cui – invidia, invidia – un giorno fanno la proposta di fare il giro del mondo, assieme a sei colleghi, per raccontare poi la sua esperienza.
Beh, non sarà un viaggio da esploratore di mondi alternativi e possibili. Nessuna avventura lo aspetta davvero. I pericoli saranno solo quelli che popolano gli incubi e le idiosincrasie del turista che si può permettere molto. Turista, appunto. Ma poi anche viaggiatore, che sa coltivare il suo sguardo e la sua curiosità anche senza avere sotto gli occhi mondi davvero distanti e altri.
Si può raccontare anche una gita organizzata, un albergo a cinque stelle, una comitiva in pullmino. Si può raccontare da viaggiatore il mondo del turismo, il viaggio del sedicente viaggiatore.
Si può scoprire molto non di mondi davvero distanti e altri, ma di noi stessi. Di noi che proviamo a scoprire i mondi distanti e altri.