Fra le tante cose in cui il terrorismo internazionale ha dimostrato di fallire i propri obiettivi, c’è sicuramente quella di incidere sulla voglia e la curiosità di viaggiare e di conoscere luoghi e popoli diversi. L’attentato alle Torri gemelle di New York è stato l’unico – per l’impatto devastante e simbolico che ebbe – ad incidere sul turismo mondiale per qualche anno, poi rapidamente recuperato.
Ma gli attentati, anche molto gravi, in Egitto non hanno impedito la crescita costante di viaggiatori sul medio periodo. La Turchia sta aumentando in maniera forte il numero di persone che la visitano, nonostante le tensioni con i curdi e le bombe sul corteo pacifista. Londra e Madrid sono ogni anno di più città-calamita, nonostante i gravi fatti terroristici che le hanno colpite alcuni anni fa. E lo stesso – ne sono sicuro – avverrà per Parigi.
I dati presentati al recente World Tourism Market di Londra, maggiore fiera internazionale del turismo, hanno infatti dimostrato che anche questo primo semestre 2015 (pur attraversato da così tante crisi e pericoli) la forza del turismo non diminuisce. Se escludiamo, evidentemente, i paesi che si trovano in situazioni di guerra civile, come Libia, Ucraina o Siria, e non sono pertanto raggiungibili, per il resto la crescita si mantiene costante ed assorbe anche situazioni contingenti, dovute a crisi economiche, sanzioni o turbolenze di vario genere, che hanno visto ad esempio un forte calo di turisti russi verso l’Europa.
Ma il nostro continente rimane la prima destinazione turistica del mondo, la crescita degli arrivi internazionali si mantiene sul +5%, e lo stesso avviene negli altri continenti. Solo il Nord Africa e l’area sahariana sono in calo. Perfino la Grecia – superati i rischi di fallimento economico e di possibile uscita dell’Euro – è ritornata sui numeri normali, con un aumento del 20%, che soltanto l’Islanda ha saputo superare. Così come, pur a fronte di numeri ancora piccoli, le percentuali indicano un sempre maggiore interesse verso i paesi balcanici, dove le tensioni restano, ma i pericoli di guerra armata sembrano sempre più lontani.
Un po’ sarà il fatto che abbiamo imparato a convivere con questo tipo di rischi. Molto, io credo, la consapevolezza che solo mantenendo le nostre abitudini, la nostra normale voglia di viaggiare per piacere, lavoro, cultura, che ognuno di noi può dare testimonianza quotidiana della propria resistenza e rifiuto di ogni forma di terrorismo.