Tornano a Palazzo Pitti, nei freschi appartamenti estivi del piano terreno che oggi ospitano il Museo degli Argenti, le sacre reliquie collezionate dalle granduchesse medicee e in gran parte disperse o trasferite dopo il 1785. La mostra “Sacri Splendori. Il Tesoro della ‘Cappella delle Reliquie’ in Palazzo Pitti”, curata da Maria Sframeli e Riccardo Gennaioli con l’allestimento di Mauro Linari per il cartellone “Un anno ad arte”, sarà visibile dal 10 giugno fino al 2 novembre (orario: dal martedì alla domenica 8.15-18.50)
La Cappella “Wunderkammer” Furono Cristina di Lorena e la nuora Maria Maddalena d’Asburgo, vedova di Cosimo II dè Medici, a iniziare l’acquisizione di reliquie e reliquiari da custodire nell’apposita Cappella del palazzo, abbellita e consacrata nel 1616: era una specie di ‘Wunderkammer’ devozionale (con armadi decorati e dipinti da Giovanni Bilivert, Filippo Tarchiani, Fabrizio Boschi e Matteo Rosselli) che si poneva quasi in antitesi all’altra camera delle meraviglie, quella profana della Tribuna degli Uffizi. Per gli acquisti, le due granduchesse reggenti si fecero aiutare da illustri corrispondenti fra cui il nunzio papale a Napoli Paolo Emilio Filonardi, l’arcivescovo di Genova Domenico Marini e il cardinale Scipione Caffarelli Borghese.
Una “casa” per le reliquie Vittoria della Rovere e suo figlio Cosimo III, grandemente devoti, lo trasformarono a fine secolo in uno dei più vasti tesori sacri d’Europa, paragonabile per fasto solo a quello dei sovrani di Spagna all’Escorial: un tripudio di oro, argento, pietre preziose, corallo, pietre dure, ambra del Baltico, ebano, avorio… il tutto lavorato dagli artisti più celebri. Cosimo III, in particolare, si dedicò a un’incessante ricerca di reliquie, soprattutto di personaggi provenienti da regioni remote, facendo realizzare straordinarie custodie ad artisti di corte come Massimiliano Soldani Benzi, Cosimo Merlini il Giovane e Giuseppe Antonio Torricelli, coadiuvati da Giovan Battista Foggini, poliedrico progettista di reliquiari di grande fasto e dalle forme ricercate. Fra queste opere spicca l’originale reliquiario che contiene il femore di San Casimiro, patrono della Polonia e della Lituania: un trionfo di gigli e nastri in argento, sorretto da putti a tutto tondo, un prodotto di altissima manifattura realizzato dal Soldani Benzi. Di non minore bellezza la “Cassetta di San Casmiro”, in ambra e avorio, appositamente realizzata per trasportare la reliquia del femore a Firenze.
1785, l’anno della dispersione del tesoro Il tesoro della ‘Cappella delle Reliquie’, formato da quasi mille oggetti di inestimabile valore, rimase pressoché inalterato in Palazzo Pitti fino al 1785, quando il granduca Pietro Leopoldo di Lorena ordinò la consegna di oltre cento reliquiari alla basilica di San Lorenzo in cambio di diciotto vasi in pietre dure appartenuti a Lorenzo il Magnifico, chiesti per ornare la Regia Galleria degli Uffizi. Da qui iniziò la disgregazione: gli oggetti più preziosi furono smantellati per recuperare l’oro, l’argento e le pietre preziose, altri furono trasferiti nella nuova Cappella Palatina al piano terreno e altri ancora furono consegnati all’arcivescovo di Firenze Antonio Martini perché li distribuisse alle pievi e chiese della diocesi. Operazione di cui non è rimasta traccia.
Il recupero delle opere e le visite guidate Attraverso un minuzioso lavoro di archivio che ha permesso le identificazioni, una serie di importanti restauri e la preziosa collaborazione dell’Arcivescovado – come sottolineano Maria Sframeli e la soprintendente Cristina Acidini – la mostra intende oggi restituire un’immagine di queste preziosissime collezioni, testimonianza della profonda devozione di una parte della famiglia granducale e al contempo simbolo di prestigio e di magnificenza, fonte di denaro e coagulo di identità collettiva. Per l’occasione, sono state organizzate visite accompagnate alla Cappella delle Reliquie, al piano nobile della reggia, dal 13 giugno, con sosta dall’8 al 16 agosto, ogni venerdì alle 15 e 16.30 e sabato alle 10 e 11.30 (Info: 055.294883). Data la ristrettezza dell’ambiente le visite sono a numero chiuso e si consiglia la prenotazione. La mostra, con il catalogo di Sillabe, è realizzata dal Polo Museale in collaborazione con l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, Arcidiocesi e Firenze Musei.