SCANDICCI – Avamposti Teatro Festival approda giovedì 16 e venerdì 17 settembre al Teatro Studio Mila Pieralli di Scandicci, nuova “casa” del Teatro delle Donne, dove Cinzia Pietribiasi porta sul palco lo spettacolo multimediale “Padre d’amore, padre di fango”. Inizio ore 21.
Si tratta del primo, vero, spettacolo, del Teatro delle Donne al Teatro Studio di Scandicci. Per questo debutto è stata scelta una produzione del Teatro delle Donne, che ancora una volta si conferma vivacissimo centro di drammaturgia (trent’anni di attività, decine di spettacoli, a firma, tra gli altri, di Stefano Massini, Dacia Maraini, Laura Sicignano, Elena Arvigo).
Lo spettacolo
“Padre d’amore, padre di fango” è una storia che non viene raccontata ma piuttosto attraversata. Il rapporto tra una figlia non ancora adolescente e un padre “tossico”, sullo sfondo della corpulenta provincia italiana degli ’80. Il luogo dove tutto accade è Schio, cittadina operaia in provincia di Vicenza. La piccola e industriosa città, che vede nascere e crescere grandi aziende tessili come la Lanerossi, negli anni ‘80 viene letteralmente sommersa dall’eroina, assistendo con indifferenza e paura all’annichilimento della generazione venti-trentenne dell’epoca. Il padre, a cui fa riferimento il titolo dello spettacolo, è uno di quei tanti giovani che dall’impegno politico e la lotta operaia passano all’abuso di una sostanza che fa piazza pulita di tutti gli affetti e di tutte le passioni. Una sostanza che vince sempre, che si impone prepotentemente e mina tutti i rapporti familiari. La figlia è la giovanissima testimone di un cambio epocale, quello del 1989. In quello stesso anno, il padre decide di cambiare vita, entrando in una comunità terapeutica e il mondo attorno cambia drasticamente. Si delinea un mondo pre e un mondo post. La scrittura, dallo stile quasi cinematografico, procede per frammenti, immagini della memoria, odori degli ambienti abitati, eventi storici e copre un arco di tempo che va dal 1979 al 1992. La narrazione è scevra da giudizi e commenti e rispecchia il punto di vista della bambina, che lentamente, ma inesorabilmente, diventa consapevole di ciò che sta accadendo a suo padre. Attraverso l’occhio della webcam, gestita in tempo reale, il corpo, con i suoi segni e le sue cicatrici, diventa mappa di un percorso a ritroso nella memoria. Lo schermo restituisce una visione altra sia sul corpo che sulla cartina geografica, presente in scena, sulla quale si muovono dinosauri e paperelle ingigantiti e fuori scala. A completare la mappatura della memoria, un albero genealogico e un’installazione olfattiva che restituisce gli odori delle case abitate dai protagonisti. L’autrice è in scena con la giovane sorella, Giorgia Pietribiasi, cantautrice e musicista.